Pesce Gatto
Ameiurus melas
Conosciuto anche come barbona è un
pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia degli Ictaluridi; il suo
nome scientifico è Ameiurus melas.
In natura esistono circa 2200
specie di Ameiurus melas riunite in una trentina di famiglie; la
diffusione di tale pesce, si estende in quasi tutti i continenti, ad
eccezione dell’ Antartide e Artide.
Nelle stagioni fredde rimane
rintanato nella melma dei fondali di corsi d'acqua (non molto profondi)
a lento scorrimento; altri habitat naturali da lui preferiti sono laghi,
fiumi, paludi e torrenti. Risiede soprattutto in luoghi ricchi di
anfratti ramificati e piante acquatiche. Risulta essere in possesso di
una buona resistenza all' inquinamento e alla mancanza di ossigeno per
un tempo discreto; quindi si adatta facilmente a qualsiasi clima e
situazione ambientale, potendosi così definire una specie euriecia.
Alcune tipologie di questa
famiglia, per via della vita condotta ad elevate profondità, sono state
scoperte ad esempio tramite perforazioni del fondale; infatti è grazie a
queste trivellazioni, che si è potuta fare la conoscenza dell‘esemplare
Satan nella zona del Texas, a circa 300 metri di profondità.
È simile al pesce siluro, ma di
dimensioni più piccole; può arrivare a un peso di 2,5 kg e una lunghezza
di 60 cm; si contano sulle dita di una mano, i casi in cui può
raggiungere i 3 kg.
Vi è solo un particolare esemplare
che può addirittura superare i 200 chili di peso: il pesce gatto
gigante; esso vive esclusivamente nel fiume Mekong (che scorre in
Vietnam, Cina, Laos, Thailandia e Cambogia). Questa specie, rischia
veramente l’estinzione per colpa dell’ operato dei pescatori.
Il pesce gatto ha il corpo
appiattito sulla dorsale e la testa massiccia; la bocca presenta
un'apertura molto ampia, provvista di una mascella con denti appuntiti a
forma di cono. La bocca ha intorno 8 barbigli di differenti misure, di
cui quattro sono situati sulla mascella superiore. La collocazione dei
barbigli è così disposta: un paio abbastanza lungo sul lato della sua
bocca; due paia più piccole sulla mandibola e l’ultimo paio in
prossimità della zona nasale. La sensibilità del pesce ha sede proprio
sui barbigli grazie all'azione delle papille gustative e degli organi
del senso, presenti su di essi nell' ordine delle migliaia. È un
esemplare dotato di due aculei velenosi capaci di infliggere ferite non
molto piacevoli, posizionati uno sulla dorsale e l'altro sulle pinne del
petto (in ambedue le pinne, precisamente sul primo degli otto raggi). I
suddetti aghi, per i predatori di questo pesce sono pericolosi quanto
per chi li maneggia. Dotato di una seconda pinna adiposa sulla dorsale e
di una pinna caudale (avente i due lobi uguali e quindi detta anche
omocerca), è provvisto anche di una pinna anale e di circa una ventina
di raggi flaccidi associati ad essa.
La composizione cromatica è
contraddistinta da un netto contrasto tra la chiarezza del ventre e il
tono più scuro dei fianchi e del dorso; inoltre le squame, totalmente
assenti sulla sua pelle, lasciano il posto ad una rigogliosa quantità di
muco.
Originariamente vive nelle distese
d'acqua che si estendono dai Grandi laghi del Nord America fino al sud
del Messico. È proprio da questa zona che in Italia è stato introdotto
come nel resto d'Europa.
In Italia si possono trovare pochi
esemplari nelle regioni del centro, mentre è più numerosa nelle campagne
del Veneto e nelle zone del Po, anche se negli ultimi anni la sua
espansione si è estesa in quasi tutta la penisola.
L’immissione dell’Ameiurus melas
nelle acque europee, ha influito in modo rilevante, sull’equilibrio di
sopravvivenza delle specie originarie del luogo; un’ esempio è la tinca,
che non può nulla contro lo strapotere e le qualità di caccia di questo
pesce, che risulta essere temuto perfino dal re dei predatori (il
luccio), per via dei suoi velenosi aculei. La causa di questo squilibrio
ambientale, è dovuto anche alla sua elevata capacità di razziare
avannotti e uova.
L’uomo cerca di catturarlo
utilizzando la pesca a fondo; prevalentemente di notte, utilizza esche
di vario genere (sembra inverosimile, ma anche la carne andrebbe bene
come esca!); molto ricercata la carne del pesce gatto che viene
utilizzato anche per lo sviluppo della sua specie tramite la tecnica
dell’acquacoltura; ad esempio in Emilia Romagna si riescono ad ottenere
in un anno, circa 1.500 tonnellate in allevamento.
La sua alimentazione, è legata ad
un’azione di caccia, che non prevede la presenza della luce (pesce
fotofobo); infatti preferisce predare le sue vittime soprattutto in
orari notturni o in giornate nuvolose. Si nutre di una gamma vasta di
organismi, essendo un famelico rapace: vermi, molluschi e anche larve
nei primi anni di vita, per poi passare in età adulta a pesci
(indistintamente vivi o morti) e invertebrati di ogni genere. Sulla
lista delle sue prede, figurano anche microinvertebrati e anfibi. Per la
sua inclinazione a divorare qualsiasi residuo trovi sul fondale, gli è
stato affibbiato l’appellativo di “spazzino”. Si ciba anche di rimanenze
vegetali che non esita, a volte, a staccare con la sua dentatura
direttamente dalle rocce.
L’età per il raggiungimento della
maturità sessuale, si attesta intorno ai 2 anni; il periodo invece va da
Marzo fino a Giugno La fase riproduttiva, ha inizio con un
corteggiamento (intorno alla temperatura di 20 gradi centigradi circa)
contraddistinto dallo sfregamento dei barbigli del pesce gatto femmina e
di quello maschio e a reciproche testate. Per questa ragione, il
processo del corteggiamento è anche conosciuto come “testa di Toro”; il
luogo per la riproduzione, verrà ricavato da una zona di fondale melmoso
o in un balzo di una sponda, ripulito dai detriti da parte della
femmina. Per gli esemplari di mare, la funzione di incubatrice viene
svolta dalla propria bocca. Da Giugno a Luglio, vengono deposte le uova
(in numero tra le 200 e le 4000), che si schiuderanno dopo circa una
decina i giorni; passato questo periodo, per una settimana i nuovi nati
saranno oggetto delle cure dei propri genitori, per poi aggregarsi in
gruppi finalizzati alla ricerca del cibo e alla propria difesa nel
periodo di maggiore vulnerabilità individuale. L’atteggiamento
protettivo degli esemplari di ambedue i sessi, nei confronti delle uova,
è simile ad un rapporto genitori-figli; entrambi si occupano della prole
(di colore giallo trasparente appena nata), curandoli e ossigenandoli
fino al raggiungimento di 5 cm di lunghezza; entrambi i genitori,
conservano la purezza delle acque in cui risiedono le uova, agitando le
pinne per creare delle correnti d’acqua. Questo comportamento amorevole,
pone il pesce gatto in una posizione di netto vantaggio nei confronti
delle altre specie ciprinidi (le quali abbandonano le uova dopo averle
deposte), da un punto di vista concorrenziale.
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