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Ong italiane: ecco le proposte per la finanziaria 2007! 05/10/2006

FINANZIARIA 2007: LE PROPOSTE DELLA ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE

(documento approvato dall’Assemblea delle 160 ONG aderenti il 29 settembre 2006)

In occasione della predisposizione della legge Finanziaria per l’anno 2007, l’Associazione ONG Italiane, a nome delle 163 ONG che rappresenta, unisce la propria voce a quelle di forze politiche, di associazioni di categoria, di realtà e movimenti della società civile e di esperti che da tempo si sono alzate per chiedere sostanziali correttivi per corrispondere ai reali bisogni del paese, in particolare delle fasce svantaggiate della popolazione, e contemporaneamente dimostrarsi all’altezza dei problemi che occorre affrontare a livello mondiale, con l’adozione di politiche nazionali coerenti e responsabili.

Oggi, quando le ferite aperte dagli intollerabili reiterati episodi terroristici e di violenza, il fallimento dell’uso delle armi per la risoluzione dei conflitti e il moltiplicarsi dei conflitti armati e delle guerre in molte regioni del pianeta confermano riaffermiamo che l’unica via per costruire una convivenza pacifica e lottare contro il terrorismo sia la cooperazione internazionale e la promozione di uno sviluppo economico e sociale delle popolazioni che ancora vivono in condizioni di povertà e di negazione dei diritti umani fondamentali. Per questo vogliamo che il processo avviato per una europeizzazione della politica estera italiana venga accelerato nella direzione della costituzione di una Europa soggetto e promotrice di cultura e di politiche di pace, di integrazione e di giustizia.

Abbiamo accolto positivamente il programma di governo dell’UNIONE che, con coraggio e consapevolezza, prometteva una significativa inversione di tendenza ed un impegno prioritario per rimettere la cooperazione allo sviluppo tra le priorità della politica del nostro Paese. Un impegno assunto al fine di onorare gli impegni assunti con la comunità internazionale, Nazioni Unite e Unione Europea in primis, e per togliere l’Italia dalla posizione di ultimo Paese, tra quelli OCSE, per la quantità di risorse allocate per l’aiuto ai Paesi poveri. Il precedente Governo di centro destra ha ridotto i fondi per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo ad un vergognoso 0,11% del PIL, registrando un drammatico ritardo rispetto alla tabella di marcia accordata nelle sedi internazionali. Sebbene le cifre ufficiali fornite dal Governo relative agli stanziamenti per l’anno 2005 indichino una allocazione pari allo 0,29% del PIL, è risaputo che tale percentuale è viziata da allocazioni che non costituiscono una reale disponibilità di risorse per la cooperazione internazionale, ormai riconosciute a livello europeo come “aiuto fantasma”. Esse infatti sono da riferirsi ad iniziative quali la cancellazione del debito estero il finanziamento delle missioni militari all’estero o il sostegno all’internalizzazione delle imprese italiane (il cosiddetto aiuto legato). Per questo continuiamo ad adottare come cifra di riferimento per le nostre richieste quella corrispondente allo 0,11% quale reale stanziamento di risorse per la cooperazione allo sviluppo.
Essere annoverato tra gli 8 grandi della terra impone anche l’assunzione delle responsabilità e di una condotta coerente con il ruolo internazionale occupato dal nostro Paese. Volere il bene, la pace e la sicurezza dentro i nostri confini non può essere disgiunto da un adeguato impegno per garantire benessere, diritti umani e sviluppo sostenibile per tutti i popoli della terra.

I patti sottoscritti in sede di Consiglio dei Ministri della Unione Europea (Barcellona 2002) non sono stati mantenuti. In tale sede, il nostro Paese si era vincolato a tenere il passo degli altri Membri della UE nell’incremento delle risorse devolute per l’Aiuto ai Paesi poveri, assumendo obiettivi vincolanti e tempi definiti al fine di contribuire all’innalzamento allo 0,39% della media europea delle risorse destinate alla cooperazione internazionale entro il 2006.

Per il nostro Paese tutto ciò significa colmare il ritardo accumulato con l’allocazione alla cooperazione internazionale di risorse pari almeno allo 0,33% del PIL per il 2007, tappa intermedia e minimale per proseguire nel raggiungimento dello 0,7% richiesto dalle Nazioni Unite per soddisfare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla Assemblea Generale ONU a fine 2000. Avanziamo questa richiesta minimale facendoci carico della non facile situazione delle finanze pubbliche del nostro Paese.

La difficile congiuntura economica internazionale di questi anni, non può essere un alibi. I responsabili politici di questa maggioranza erano consapevoli di questo stato delle nostre finanze anche durante la campagna elettorale quando hanno assunto gli impegni inseriti nel programma di Governo. Altri Paesi della UE in questa stessa situazione hanno significativamente incrementato le risorse per la cooperazione internazionale. Nel 2005, la Spagna passa allo 0,29%; la Francia è allo 0,47%; la Gran Bretagna raggiunge lo 0,48% correggendo al rialzo l’obiettivo in precedenza fissato dello 0,47% entro il 2007; i Paesi del Nord Europa (Olanda, Danimarca, Svezia, Lussemburgo) confermano quote superiori allo 0,7% raggiunte da diversi anni.

Non stiamo difendendo interessi ne sostenendo rivendicazioni di categoria: le nostre richieste sono quelle dei miliardi di poveri del pianeta che chiedono giustizia, diritti e sviluppo come cittadini del mondo di pari dignità degli altri. Sono istanze condivise dalla maggioranza dei cittadini che hanno dimostrato di avere a cuore il destino dell’umanità e di essere consapevoli che da ciò dipende anche il nostro futuro.

In particolare chiediamo:

L’aumento delle risorse per la cooperazione internazionale allo 0,33% del PIL
La percentuale del PIL destinato all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, deve essere innalzata almeno allo 0,33% così da consentire il raggiungimento dell’obiettivo UE di raggiungere la media dello 0,39% già previsto per il 2006. Si tratta di un traguardo, come confermato in sede ONU, che deve costituire una concreta tappa verso il raggiungimento dello 0,7%, impegno già assunto e ratificato anche dal nostro Paese in tale sede e in vista del quale il nostro Governo, come già fatto dalla maggioranza dei Paesi OCSE, deve procedere alla calendarizzazione di tale obiettivo.

La allocazione di risorse “realmente disponibili” per la lotta alla povertà e non frutto di operazioni di contabilizzazione di altre voci di bilancio
Le precedenti leggi finanziarie prevedevano la contabilizzazione, in capo alle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, degli impegni assunti dall’Italia per la cancellazione del debito estero nei confronti dei Paesi in Via di Sviluppo. Questo è inaccettabile e non confacente agli impegni assunti dalla comunità internazionale che ha chiaramente riaffermato la necessità, per raggiungere l’obiettivo di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015, di raddoppiare con nuove risorse gli stanziamenti dei singoli stati per l’APS che oggi si attestano a 106 miliardi di dollari/anno (2005). Per questo chiediamo l’incremento delle “risorse fresche” per i progetti di lotta alla povertà mediante lo stanziamento di 1.000 Milioni di Euro per il “fondo a dono” dell’APS ed una più trasparente e corretta contabilizzazione delle voci considerate all’interno dell’APS, epurandola delle voci relative al cosiddetto “aiuto fantasma”.

Il ripristino del “fondo speciale” per la cooperazione allo sviluppo
Prevista dalla Legge 49/87 all’articolo 14, la modalità di gestione dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo con la cosiddetta “contabilità fuori bilancio”, resta un elemento essenziale per una efficace gestione delle risorse economiche dedicate. La sua soppressione con l’entrata in vigore della legge 559/1993, ha causato e continua a produrre enormi difficoltà ed artifici burocratici che impediscono nei fatti la possibilità di rispondere adeguatamente e prontamente alle richieste e alle necessità dei Paesi in Via di Sviluppo. I casi più eclatanti si riferiscono alla attuale impossibilità di operare in situazioni di emergenza, a seguito di catastrofi naturali o causati da conflitti armati visti i tempi e le procedure richieste dalla contabilità ordinaria dello Stato. Il ripristino di tale modalità, nulla preclude per quanto attiene ai doverosi e da noi richiesti controlli e verifiche da operarsi sui progetti finanziati da parte dell’amministrazione pubblica.

La piena applicazione della legge per la cancellazione del debito estero per i Paesi più poveri (legge 209/2000)
A sei anni di distanza dalla approvazione di quella che la comunità internazionale ha riconosciuto come una legge di grande innovazione, la legge 209/2000 approvata con larghissima maggioranza da una grandissima maggioranza delle forze parlamentari resta parzialmente inapplicata. Il debito estero rimane uno dei principali ostacoli alla promozione di uno sviluppo economico e sociale per moltissimi Paesi poveri che ancora oggi si vedono costretti da questo meccanismo ingiusto ad utilizzare gran parte delle loro risorse economiche per il pagamento degli interessi sul debito, peraltro arbitrariamente calcolati dai soli Paesi creditori.

La destinazione delle risorse dell’APS ad attività di sviluppo umano sostenibile
I fondi per la cooperazione internazionale devono essere vincolati al sostegno di azioni volte alla promozione dello sviluppo integrale di tutti gli uomini e le donne del pianeta, e prioritariamente utilizzate per il sostegno e la tutela delle fasce maggiormente a rischio e svantaggiate. Di conseguenza, ogni azione finanziata con risorse della cooperazione internazionale, indipendentemente dal soggetto proponente, deve essere chiaramente riconducibile ad obiettivi e finalità volte a contribuire ad un autentico sviluppo umano sostenibile, come dichiarato dalle Nazioni Unite e previsto dalla stessa legge 49/87 al suo articolo primo. Si devono impedire qualunque subordinazione o strumentalizzazione della politica e delle attività di cooperazione allo sviluppo ad altre politiche e diverse finalità.

La destinazione di almeno 100 Milioni di Euro ad attività promosse dalle ONG
Le Organizzazioni Non Governative hanno dimostrato, nel corso degli anni del loro impegno per la promozione di progetti ed iniziative svolte in partenariato con attori di sviluppo dei Sud del mondo, di promuovere una cooperazione realmente rivolta alla instaurazione delle condizioni per un autentico sviluppo sostenibile e vantaggioso per ogni uomo e ogni donna del pianeta. Questo protagonismo delle ONG a livello degli Stati Membri della UE e della stessa Commissione europea, è riconosciuto anche mediante stanziamenti in favore delle ONG significativamente superiori al misero 1% previsto dalla finanziaria 2006. Così, ad esempio, la Commissione Europea impiega il 10% del bilancio totale per gli aiuti allo sviluppo tramite programmi ed iniziative promosse dalle ONG.

La definizione di vincoli e regole nell’utilizzo dei fondi, anche per i soggetti del settore privato
IL crescente ricorso alla partnership con il settore privato, necessita di un sistema di vincoli e di regole fissate a priori, e di un meccanismo affidabile di monitoraggio e di verifica che garantiscano il pieno rispetto degli obiettivi dello sviluppo umano sostenibile. L’auspicato coinvolgimento di soggetti profit per il raggiungimento dei Millennium Development Goals e nel reperimento delle risorse necessarie a combattere il sottosviluppo, deve avvenire all’interno di un sistema di criteri che conduca, come avviene per i soggetti del non governativo e della società civile, ad un approccio selettivo dei soggetti e dei progetti contribuibili

La esenzione dalla tassazione delle indennità percepite dai volontari impiegati all’estero
A partire dalla Finanziaria del 2000, i volontari impiegati all’estero dalle ONG sono sottoposti a prelievo fiscale sulle indennità da essi percepite per lo svolgimento del loro servizio. Dal 2002, la stessa norma viene applicata anche ai volontari impiegati all’estero ai sensi della legge 64 (legge per il Servizio Civile). Il sostegno al volontariato continuamente proposta come caratteristica delle politiche governative, deve tradursi in misure concrete e più coerenti volte ad incentivare lo slancio solidaristico che i cittadini italiani dimostrano, con straordinaria disponibilità, e che le ONG si sforzano di organizzare nel quadro delle loro attività di cooperazione internazionale
L’esenzione da ogni prelievo fiscale delle indennità percepite dai volontari durante il loro servizio nei PVS, è una misura fattiva per dimostrare l’impegno del nostro Paese nella promozione di politiche ispirate al principio di sussidiarietà ed all’approccio partecipativo che si vuole con la società civile

Il rifinanziamento del “ fondo nazionale per il servizio civile” con una allocazione di almeno 300 milioni di Euro
Dopo i primi 5 anni di sperimentazione della nuova legge in materia di Servizio Civile (legge 64/200), la forte adesione dei giovani italiani a questa proposta non deve essere mortificata da una inadeguata allocazione di risorse economiche. Oltre al grandissimo valore formativo e culturale che comporta per i giovani lo svolgimento di un anno di volontariato e di servizio per gli altri, i circa 50.000 volontari in servizio civile nel 2006 sono una fondamentale ed irrinunciabile risorsa per garantire servizi fondamentali a molte persone nel nostro Paese e nei Paesi in Via di Sviluppo. Per questo chiediamo un’allocazione minima di 300 milioni di Euro, necessari per garantire l’impiego di almeno 60.000 volontari in servizio civile, procedendo nel rafforzamento e nell’ampliamento del contingente dei volontari da impiegarsi sia nel nostro Paese, sia nei progetti di servizio alle fasce deboli dei Paesi poveri dei Sud del mondo.

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La adozione di legislazioni che consentano il reperimento di nuove risorse da destinare all’APS
Le ONG da anni si sono fatte promotrici di proposte di legge tese ad incrementare la disponibilità di risorse per la cooperazione internazionale. A livello internazionale, numerosi scienziati hanno predisposto diversi studi di fattibilità per l’introduzione di “tasse di scopo” indirizzate al reperimento di risorse aggiuntive e, contemporaneamente, alla rimozione di alcune delle principali cause degli squilibri economico e sociali mondiali. Proponendo a Governo e Parlamento un’attenta analisi diei risultati di questi studi, ribadiamo come il comparto delle transazioni finanziarie e speculative realizzate a livello mondiale, resta oggi l’unico completamente escluso da ogni forma di prelievo fiscale. L’applicazione di una tassa minima su tali flussi speculativi stimati oggi in 1.800 Miliardi di dollari al giorno, consentirebbe una innegabile stabilizzazione dell’economia mondiale e un gettito fiscale valutabile in 50 miliardi di dollari annui che procurerebbero un decisivo aumento delle risorse disponibili per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo fissati dalla comunità internazionale. Analogamente, le proposte avanzate per l’adozione di una tassa sulle emissione di gas nocivi e sostanze inquinanti, costituisce un ulteriore utile strumento. Chiediamo quindi che le proposte avanzate anche con i disegni di legge già presentate in Parlamento su questa materia, siano ricomprese nella finanziaria 2005 e rapidamente portate a piena attuazione mediante un ruolo attivo dell’Italia a livello della UE ed internazionale.

Posted By: redonlineBack

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