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L’OPERA D’ARTE E’ ORIGINALE? TE LO DICE IL CODICE A BARRE 08/12/2006

Furti e traffico internazionale di opere d’arte, produzione di falsi e cloni non autorizzati rappresentano un grande rischio per il nostro patrimonio culturale. Secondo un recente studio del prof. Pietro L. Cosentino, membro del Gruppo nazionale di Geofisica della Terra Solida del Consiglio nazionale delle ricerche e ordinario di Geofisica all’Università di Palermo, per tutelare l’enorme patrimonio è possibile apporre un “codice a barre” ai beni artistici, ricavato dal rilievo dell’impronta “sonica” di ciascun manufatto. Un “marchio”, in sostanza, che identifica l’oggetto come le impronte digitali per l’uomo.
Il principio consiste nel far risuonare gli oggetti con opportune sollecitazioni meccaniche, ad esempio con un martelletto gommato, e valutare tutte le frequenze delle vibrazioni che si producono nell’opera. Secondo il ricercatore, è possibile rappresentare in un grafico lo spettro di queste frequenze, senza alcuna invasività sull’opera, ed analizzare materiali lapidei, ceramici, metallici e lignei.
Il sistema di rilevamento, ricavato dall’applicazione di una tecnica della microgeofisica ad alta risoluzione, in particolare della tomografia sonica, è stato recentemente presentato dal prof. Cosentino in un convegno, e già sperimentato, in collaborazione con il Centro di Restauro della Regione Sicilia, su opere notevoli conservate nel territorio, come la Venere ‘anadiomene’ del Museo P. Orsi di Siracusa, l’Efebo di Mozia, il Cratere dei Niobidi del V sec. a.C. nel Museo Archeologico di Agrigento, la Statua di San Michele Arcangelo di Antonello Gagini nel Museo Abatellis di Palermo, piatti ceramici e altri capolavori, che oggi grazie al loro “marchio” sono inequivocabilmente distinguibili da qualunque copia o contraffazione.
Lo strumento per il rilievo, poco costoso, è sostanzialmente simile a un sismografo multicanale munito di una serie di sensori che catturano le vibrazioni in vari punti del manufatto.
Il metodo, in via di brevettazione, potrebbe essere utilizzato, secondo il prof. Cosentino, anche all’interno dei musei e permette di ottenere un’impronta sonica in poche ore di lavoro; inoltre può essere utilizzato come tecnica di monitoraggio per controllare le proprietà fisiche delle opere d’arte, quali eventuali fratture, lesioni e decoesioni interne.


Fonte: comunicato stampa CNR

Posted By: redcnv22Back

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