Correre nel verde Abbazie, Chiese, Monasteri, Santuari: le residenze ecclesiastiche e monastiche - direttore responsabile Giorgio Gandini

Abbazie in Italia

RESIDENZE ECCLESIASTICHE E MONASTICHE

Molise abbazie e monasteri

Abbazia di San Vincenzo al Volturno

Le prime vicende del monastero di San Vincenzo al Volturno sono raccontate nel codice miniato Chronicon Vulturnense conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, e sono state raccontate molto probabilmente da un monaco che ha vissuto gli splendori ed il declino dell’abbazia stessa intorno al 1130.

La storia delle origini del cenobio di San Vincenzo al Volturno narra che tre nobili beneventani, dietro consiglio dell’Abate Tommaso di Farfa, si recarono presso le sorgenti del fiume Volturno alla ricerca di un luogo che potesse conciliare loro pace e preghiera. I tre frati trovarono un territorio fertile ed un vecchio edificio diroccato risalente probabilmente all’epoca di Costantino, che tra la fine del VII e gli inizi dell’VIII secolo trasformarono in una nuova chiesa. Il monastero di San Vincenzo (così come venne consegnato alla storia) fu creato dal duca di Benevento, Gisulfo I, immediatamente dopo la vittoriosa conclusione di una campagna militare e per questo venne interpretato come il luogo della manifestazione del potere detenuto dal suo patrono secolare su di una importante zona di confine.

L’Abbazia trovò il momento di massimo splendore tra il 730 e il 775 sotto i duchi di Benevento, ma in seguito alla vittoriosa discesa di Carlo Magno in Italia, divenne teatro di una lotta fra i monaci longobardi fedeli al Duca di Benevento e quelli franchi favorevoli ai nuovi dominatori d'oltralpe. I Franchi carolingi si interessarono ben presto agli affari del monastero, dato che lo stesso Carlo Magno teneva in non poca considerazione che a san Vincenzo in Volturno fosse adeguatamente onorato il suo nome. Nel 787, su richiesta dell'abate Paolo, Carlo Magno rilasciò al monastero un diploma con il quale, nel confermargli i suoi possessi, concedeva altresì ad esso il privilegio di poter eleggere il proprio abate e di godere delle immunità fiscale e giudiziaria, che comportavano grandi vantaggi politici ed economici.

L’abbazia divenne così un luogo di pellegrinaggio ed il simbolo di una ricchezza forte ed ostentata, tanto che intorno all' 830, l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno possedeva beni in Abruzzo, nel Lazio Meridionale, nel Molise, in tutta la Campania ad eccezione del Cilento, in Puglia e in Basilicata. Con gli abati Talarico ed Epifanio, proseguì l'ascesa di San Vincenzo al Volturno; vennero costruite altre quattro chiese, oltre alle quattro che erano state edificate dai primi padri, ma ciò non servì a proteggere l’intero complesso dal terribile declino che vi si scatenò nel 839, a seguito dell'assassinio del principe Sicardo, e della guerra civile che divise il territorio circostante in tre tronconi, con capitali in Benevento, Salerno e Capua.

Nell' 847 un forte terremoto, con epicentro presso Isernia, danneggiò numerosi edifici della cittadella monastica.

Nell' 860 una banda di Saraceni, guidata dall'Emiro di Bari Sawdan, minacciò di saccheggiare il monastero a meno che non gli venisse versato un tributo di 3.000 aurei. L'abate, pur di veder risparmiato il sacro cenobio, accettò di pagare salvando così la vita a centinaia di frati senza contare tutta la gente che viveva attorno al monastero e che aveva trovato rifugio tra le antiche mura. Vent'anni dopo però, nell’ 881, gli Arabi alleati del vescovo-duca di Napoli, si recarono a San Vincenzo al Volturno e saccheggiarono il monastero.

Dopo la definitiva estromissione dei Saraceni dalla Campania nel 916, un piccolo gruppo di monaci fece ritorno a San Vincenzo al Volturno con l’intento di riportare l’ordine nel territorio devastato dalla violenza degli arabi e con il proposito di ricostruire l’intero complesso dell’abbazia. Venne restaurata la chiesa principale (il San Vincenzo Maggiore), edificato un nuovo campanile ed un nuovo chiostro. I pericoli però non si placarono, così quando l’Abbazia venne depredata perfino da una famiglia locale, i Borrelli, nel 1042, il nuovo abbate Gerardo decise di trasferire il monastero su una nuova posizione più difendibile, che è poi quella dove si trova l'attuale monastero.

Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu bombardata e ridotta in un cumulo di macerie, dal quale risorse nel dopoguerra solo grazie all’impegno dei monaci di Montecassino. Dal 1989 è nuovamente attiva una comunità di benedettini, formata da religiose dell'Ordine, provenienti dal monastero di "Regina Laudis", che ha la sede principale nel Connecticut (USA).

Il sito archeologico dell'antico insediamento monastico di San Vincenzo al Volturno si trova nel Molise, vicino alla città di Isernia, nei pressi delle sorgenti del fiume Volturno, ed è ubicata nel punto più stretto d'Italia, dove la distanza tra la costa del mare Adriatico e quella del mar Tirreno è di solo 160 km.

L'area di San Vincenzo è compresa nel territorio di due comuni limitrofi: Rocchetta al Volturno e Castel San Vincenzo, ed è situata nei pressi della superstrada che conduce a Roccaraso per chi viene da Roma o da Napoli.

Posta ai limiti sud del Parco Nazionale d'Abruzzo, l'area offre uno spettacolo naturalistico di primaria importanza per la flora e la fauna presenti.

   

 

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