Correre nel verde Abbazie, Chiese, Monasteri, Santuari: le residenze ecclesiastiche e monastiche - direttore responsabile Giorgio Gandini

Abbazie in Italia

RESIDENZE ECCLESIASTICHE E MONASTICHE

Piemonte abbazie e monasteri

Abbazia di Vezzolano

Il 1095, è l’anno al quale risale la costruzione del più famoso monumento romantico astigliano: l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano, provincia di Asti.

Le origini della costruzione si perdono fra leggende popolari e ricerche storiografiche accurate. Un’ ipotesi accreditata afferma che la chiesa sia nata come cappella privata di un castello poi distrutto; un’altra invece che esistesse già in forme e dimensioni diverse nell'VIII secolo; una leggenda invece, la più importante ne attribuisce la nascita alla volontà di Carlo Magno in seguito ad un’orribile visione avuta nel 774, subito dopo la vittoria sui longobardi. Carlo Magno soffriva di epilessia e durante una crisi aveva avuto la visione di tre macabri scheletri che avanzavano verso di lui. Guarito, sembra per intercessione della madonna, avrebbe disposto la costruzione dell’Abbazia per renderle omaggio.

Ma nel percorso storico che ha portato con il tempo ad inserire l’Abbazia di Vezzolano tra i monumenti che costituiscono il patrimonio artistico del Piemonte, c’è un’altra data importante quella del 1159, data in cui Federico Barbarossa mise l’Abbazia sotto la sua protezione portandola al massimo del suo splendore.

Splendore al quale seguì un periodo di declino; abbandonata dai canonici agostiniani intorno al 1600, l’Abbazia tornò ad essere bene nazionale solo nel 1800 per opera del governo francese, e dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1937 fu ceduta definitivamente allo Stato.

Nascosta ai piedi di una valle in un completo e profondo isolamento, l'Abbazia di Santa Maria di Vezzolano si presenta come un complesso architettonico fastoso, sia nel complesso absidale che nell’eleganza del campanile collocato sul lato sinistro, di stile romanico ed essenzialmente semplice tranne che nell’ordine superiore.

La facciata romanico-lombarda, costruita in cotto e in arenaria, è ravvivata da tre ordini di loggette cieche. Sul portale strombato c'è un bassorilevo di pietra dolce a lunetta, rappresentante la vergine in trono con la colomba dello spirito santo, l'arcangelo Gabriele e un devoto. La facciata è decorata da capitelli e statue: il redentore con Michele e Raffaele, quindi due serafini o cherubini e piatti in terracotta decorata, o patere, simbolo dell'ospitalità, e a sinistra un altro bassorilievo raffigura Sant’Ambrogio.

All’interno si notano forme gotiche e di derivazione francese. Infatti a pochi passi dal portale si ammira uno degli elementi di massimo interesse dell'edificio: il nartece o ambone (altrove anche detto jubé alla francese), che attraversa tutta la navata maggiore, e sembra che sia stato realizzato per andare incontro alla tradizione liturgica di separare in chiesa i battezzati dai catecumeni. E' una specie di porticato, poggiante su cinque arcate sorrette da colonne con capitelli a foglie e a gemme, sul quale si distende un bassorilevo a due fasce che racconta i trentacinque patriarchi antenati della Vergine sulla base di un calcare lucido color azzurro che sembra tanto ricordare la pittura smaltata. Ai piedi del bassorilievo, a caratteri incerti, si legge che l'opera fu compiuta "regnando Federico Barbarossa, l'anno 1189".

Un trittico quattrocentesco realizzato in terracotta policroma rappresentante la vergine col bambino sovrasta l’altare; a destra Sant'Agostino, a sinistra una figura barbuta che dai tratti rappresenterebbe Carlo Magno, accompagna un devoto inginocchiato in abiti regali.

Dalla chiesa, attraverso una minuscola porta, si accede al chiostro il simbolo dell'antica pace cenobitica. Qui spiccano bellissimi capitelli variamente scolpiti con fregi sia classici sia complessi, come quelli recanti scene dell'annunciazione, della visitazione della vergine, della nascita del redentore.

Nel porticato del chiostro, lato nord, campeggia il più importante affresco di Vezzolano, una delle più note pitture del Piemonte antico, datata XIV secolo, e la cui raffigurazione è divisa in quattro parti: dall'alto il redentore con gli emblemi degli evangelisti; Betlemme con la sacra famiglia ed i magi adoranti; sotto, in posizione centrale, c'è la parte più importante e significativa dell'affresco: da un sepolcro scoperchiato si rizzano tre scheletri, un personaggio inorridito sta davanti a due cavalieri esterrefatti, mentre un monaco lo invita a chiedere aiuto alla madonna; insomma la trasposizione della visione che ebbe Carlo Magno prima di far edificare l’Abbazia.

Abbandonato il chiostro, si entra nella foresteria, un ambiente dal ricco soffitto in legno e dalle minuscole finestre a feritoia, recentemente restaurato, dove si può ammirare la Mostra permanente del Romanico allestita dalla Sovrintendenza alle Belle Arti del Piemonte, che offre la più completa documentazione sull’arte romanica rintracciabile a Vezzolano.

   

 

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