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Propulsione ad idrogeno

Tra le varie possibilità di trasporto alternativo ai derivati del petrolio un posto particolare lo merita il motore ad idrogeno. Si tratta di una tecnologia meno inquinante rispetto agli attuali motori a scoppio ma presenta tratti ancora in discussione.

Esistono alcune frange che non considerano così essenziale la ricerca sui motori ad idrogeno in quanto la maggior parte dei mezzi costruiti con questo propellente usa l’energia creata dalla combustione dell’idrogeno, quindi creatrice comunque di anidride carbonica.

Nella realtà i motori ad idrogeno puntano a divenire una tecnologia più sicura e pulita e con una fonte illimitata di energia, a differenza degli attuali mezzi che utilizzano derivati del petrolio, prodotto destinato peraltro ad esaurirsi.

La concentrazione maggiore di ricerche su questo tipo di propulsione è in Germania.

Vediamo ora più da vicino come funziona un motore ad idrogeno. Il “cuore” dell’apparecchiatura è sicuramente la cella a combustibile (fuel cell), grazie alla quale si uniscono idrogeno ed ossigeno creando acqua, energia e calore.

L’idea della cella a combustibile risale ad una invenzione di un britannico che visse nell’800. Parliamo del fisico William Robert Grove e la sua "batteria a gas voltaico”.

Un’altra possibilità di propulsione ad idrogeno è la cosiddetta tecnica del “Motore a combustione interna” dove l’idrogeno liquido viene utilizzato come semplice carburante e fatto bruciare. Questa opportunità utilizza una tecnologia simile a quella dei motori a scoppio e quindi inquinante, in quanto rilascia nell’atmosfera agenti inquinanti.

Una ulteriore variabile contempla la possibilità di unire all’idrogeno altri tipi di carburante, anche in questo caso gli scarichi rilasciati sono i resti di una combustione e dunque inquinanti.

Non si ha ancora notizia di una diffusione industriale dei veicoli ad idrogeno, per ora i mezzi esistenti, a parte lodevoli eccezioni, sono modelli unici e sperimentali.