Correre nel verde ricette - Rubrica di: Cucina e dintorni: alimenti, ricette, articoli e informazioni sull'enogastronomia - direttore responsabile Giorgio Gandini

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Correre nel verde

 

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Piatto Unico

Spesso capita di organizzare una cena al volo su due piedi magari tra amici o parenti.

Niente paura, apriamo con orgoglio il nostro frigorifero e...scopriamo che il nostro amico è talmente vuoto che parlandoci all'interno si sente l'eco!

Cosa fare?

Ci arrovelliamo la testa in attesa di un'idea illuminante che come un deus ex machina ci salvi la serata e ci ponga in bella mostra con i nostri ospiti.

Osserviamo ciò che ci circonda per attingere aiuti in qualsiasi zona di casa; siamo in preda alla disperazione quando ecco che la nebbia pian piano si dirada e la luce dell'illuminazione ci colpisce in pieno; dissolta l'oscurità ecco che si fa largo la luce che porta con se un'unica parola: pizza!

Non ci resta che comporre il numero impresso su quel volantino che in condizioni normali, nel nostro vivere quotidiano, passa di fronte a noi in modo del tutto indifferente magari poggiato sempre nello stesso punto e mai degnato di uno sguardo.

Però ecco che nel momento del bisogno (culinario) tale numero è come la manna dal cielo!

Una telefonata ed ecco recapitate a domicilio delle fumanti e gustose pizze da gustare ancora calde in compagnia dei propri cari e amici.

La pizza è un piatto completo che può sostituire tranquillamente un piatto di pasta ed un secondo poiché su una prelibata base di pomodoro e mozzarella (o anche semplicemente bianca) vi possiamo trovare condimenti succulenti come funghi, alici, uova sode, prosciutto e tanti altri elementi culinari che impreziosiscono e accrescono il sapore di tale piatto.

Quindi per tale peculiarità può essere considerato come un vero e proprio piatto unico che può “irrorare” il nostro corpo con proteine e carboidrati utili a donare il giusto equilibrio al nostro organismo.

La preparazione di tale piatto non è difficoltosa ed è economicamente accessibile a tutti, partendo dal ceto più povero a quello più abbiente.

Bastano pochi ingredienti naturali quali farina, acqua, pomodoro e mozzarella per ottenere una pietanza gustosa atta a soddisfare anche i palati più esigenti.

Quindi possiamo definire la pizza anche come un piatto “del popolo” per l'utilizzo di elementi culinari non di difficile reperibilità e nel passato proprio questo cibo era molto diffuso tra la povera gente che non poteva permettersi economicamente dei lauti pasti.

La pizza è solo uno dei piatti così detti “unici” che sono in grado di sostituire un pasto completo composto da antipasto, primo, secondo e contorno; un altro esempio di questa tipologia culinaria è sicuramente la melanzana alla parmigiana.

Succulenta portata che può rimpiazzare sia un primo piatto che un secondo; un'abbondante porzione di suddetta prelibatezza può soddisfare i palati più fini ed esigenti che possono trovare in tale prelibatezza un appagamento che va oltre la componente culinaria.

Tale piatto ha origini campane (cioè della regione Campania, poi elaborata stupendamente dai Parmensi e dal loro Parmigiano) e grazie al fenomeno storico dell'emigrazione di molti italiani in tempi passati, atta a cercare lavoro fuori dai confini della nostra penisola, la melanzana alla parmigiana si diffuse nel resto del mondo.

Fu merito anche di questa espansione culinaria a macchia d'olio in molte zone del globo terrestre a decretarne il prestigio e l'associazione a uno dei piatti nazionali del nostro paese.

I vari piatti di polenta seguono l'esempio descritto e anche se sono un emblema dell'Italia del nord non è trascurabile l'eccezione dell'Italia centrale con la tradizione Abruzzese in testa grazie alle sue "cifelle" riempite di polenta, sugo, salsicce e spuntature di maiale.

Anche dei saporiti minestroni rientrano in questa categoria (la leggendaria ribollita ad esempio) e le imperdibili zuppe di pesce, sempre diverse nelle località disseminate fra i nostri ottomila chilometri di costa ma tutte squisite.

Un concreto esempio culinario di piatto proveniente dal popolo e calzante su misura per esso è la ricetta spagnola della paella.

La sua origine proviene si da abbienti tavolate e luoghi agiati della nobiltà spagnola ma per mezzo di una modalità indiretta.

Infatti la paella, un po' come la leggendaria Fenice, prende forma e fragrante consistenza dalle ceneri culinarie che in questo caso sono gli scarti delle ricche tavole imbandite che non sono stati graditi dai nobili signori i quali hanno preferito abbandonarli soli soletti sul piatto.

Però tali rimanenze gastronomiche non andavano perdute, cioè buttate ai rifiuti, ma venivano “riutilizzate” in un piatto unico, appunto la paella.

Tale pietanza non sarebbe mai stata accettata dai ricchi che lasciavano questa succulenta prelibatezza agli stomaci affamati dei componenti della numerosa servitù.

La paella agli albori della sua nascita era proprio un piatto unico poiché gli avanzi erano maggiormente costituiti da pesce, carni e verdure; odiernamente molti palati non riuscirebbero ad accostare questi diversi sapori.

Però a quel tempo la gente povera non poteva permettersi economicamente molte cibarie con cui sfamarsi e quindi tutto quello che si riusciva a trovare veniva ben accolto senza badare a distinzioni in base agli aromi contrastanti.

La paella come la melanzana alla parmigiana è divenuta oggi un portata caratteristica del paese in cui ha preso origine.

Il piatto unico ha in se anche una componente intrinseca sociale che rispecchia in maniera indiretta la politica regnante nel paese in cui la pietanza è diffusa e consumata.

Infatti in uno stato in cui vige un regime molto rigido per monitorare le varie zone del paese e tenerlo sotto controllo e quindi in un clima esente da democrazia, “l'oligarchia” regnante non si preoccuperà minimamente del fabbisogno alimentare della popolazione che quindi, come ai vecchi tempi, sarà costretta a cibarsi di tutti i generi gastronomici più disparati che la gente riuscirà a reperire.

Ciò porterà ad un mix culinario che spesso presenterà diversi elementi, tutti amalgamati in un crogiolo di pietanze assai differenti tra loro da un punto di vista olfattivo e gustativo.

Però come si suol dire, “il convento passa questo...” o anche “o mangi questa minestra o salti dalla finestra”...e in questo caso il gettarsi dalla finestra rappresenterebbe il morire per la fame non avendo altre forme di “sostentamento culinario”.

Mentre come contrapposizione in un paese teoricamente più evoluto e regolato mediante principi base democraticamente applicati, il piatto unico non rappresenta l'ultima pietanza rimasta ad un popolo ormai prossimo al declino ma bensì una portata da celebrare con orgoglio e da diffondere e tramandare di generazione in generazione.

Quindi il piatto unico in due diversi contesti politici assume due differenti funzioni; in un paese martoriato da una gestione anticostituzionale e non egualitaria esso è il simbolo della miseria che però non si da per vinta e si sfama con quello che lo stato le ha messo a disposizione manifestando indirettamente uno stato di non rassegnazione o abbandono alla deriva mentre nel caso di un paese sviluppato il piatto unico è un piatto tradizionale e caratteristico di quella nazione e quindi viene visto come ricchezza e forza aggiunta alla gastronomia del proprio paese di origine.

Dunque il piatto unico, nato per necessità, oggi ricomprende molte conosciute ricette che ha seconda dei casi vengono inserite nei primi o nei secondi, addirittura nei contorni o nei dessert. Pensate al fish and chips anglosassone tradotto nella pratica in una nostra scampagnata culinaria al mare, patatine fritte e un po' di frittura di pesce (questa potrebbe addirittura essere un antipasto) o alle tanto in voga insalatone miste che se sostituite da un misto frutta rientrano in un dessert. Persino alcuni ricchi panini sono un piatto unico! Lasciamo che il piatto unico sia definito dal nutrizionista e dalla tradizione famigliare o locale e decidiamo di consumarlo, quando non è la necessità economica o salutistica ad imporcelo, per il nostro piacere.

 

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