Correre nel verde Cucina e dintorni: alimenti, ricette, articoli e informazioni sull'enogastronomia - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


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Sale da cucina

Il sale non è semplice condimento per la cucina, né tantomeno solo un composto chimico: è essenziale per il mondo come lo vediamo ora. Il sale è, infatti uno tra i principali compagni dell’uomo durante la sua storia sulla Terra.

Difficilmente noi, che siamo soliti avere in casa i contenitori sia del sale grosso e di quello fino, solitamente acquistabili a basso prezzo ed utilizzati normalmente per condire praticamente tutte le pietanze, riusciamo ad immaginare l’importanza di questo composto, che influisce in molti altri ambiti.

Partiamo dicendo che con il termine sale non vengono indicati semplicemente quelli utilizzati in cucina ma, in chimica, indicano dei metalli che si uniscono con degli acidi.

Sempre in questo ambito diversi tipi di sale possono essere realizzati tramite delle soluzioni, molto importanti per realizzare diversi composti.

Ma passiamo ora a parlare semplicemente del condimento a noi così familiare, l’NaCl, il Cloruro di Sodio, comunemente noto come sale da cucina.

Rispetto a quello “fino” o “grosso” che abbiamo in casa, il cloruro di sodio lo si trova in natura, o in giacimenti minerari di salgemma (molto presenti in Sicilia) o estraendolo facendo evaporare dell’acqua di mare.

Il recupero del cloruro di sodio recuparato tramite l’acqua marina avviene attraverso l’evaporazione. È una pratica che, sfruttando la potenza del sole, veniva effettuata anche in epoche antiche.

Ciò avveniva inserendo l’acqua di mare in grandi vasche nelle quali, con l’aiuto del sole, evaporava l’acqua e rimanevano i vari minerali, creando un composto noto come salamoia.

Per estrarre il cloruro di sodio dalla salamoia il composto veniva spostato in 2 vasche diverse.

La prima viene utilizzata per dividere il calcio dal resto dei minerali.

La seconda è chiamata cristallizzante, ovvero il luogo dove vengono selezionati i grani grezzi di sale.

Da qui si passa alla raffinazione, arrivando ad avere un cloruro di sodio puro ad oltre il 99%.

L’evaporazione, nei giorni nostri (2011) può venire indotta sia in maniera chimica che con un procedimento in cui si sfrutta un’alta pressione atmosferica per dividere i vari elementi presenti nell’acqua marina.

Il sale estratto dalle miniere, invece, una volta estratto da sotto terra, viene semplicemente raffinato, realizzando un prodotto puro tanto e quanto quello marino.

Abbiamo detto che l’essiccamento con il sole dell’acqua marina per ottenere il sale è una tecnica molto antica: infatti l’importanza del cloruro di sodio ha origine fin dagli inizi della civiltà. Nell’antica Grecia veniva già utilizzato nel corso di sacrifici religiosi, usanza poi ripresa anche dai Romani che addirittura a questo composto dedicarono addirittura una strada consolare, la via Salaria.

Inoltre il sale, dato il suo importante ruolo sociale, veniva addirittura utilizzato come denaro, spesso per pagare il lavoro di braccianti. Una porzione di sale, il “salarium”, veniva data per una giornata di impiego. Da questa usanza nasce il termine italiano salario, che indica appunto quanto denaro guadagna un lavoratore.

Addirittura nell’Italia post unitaria esisteva una tassa sul consumo del sale che, dato il largo utilizzo di questo composto, risultò molto utile per le casse statali.

Oltre che nell’utilizzo di condimento in cucina, il sale viene anche utilizzato in medicina, nella cosiddetta “soluzione fisiologica”, un liquido solitamente iniettato in pazienti a rischio disidratazione. Tutto ciò perché il sale è alla base della nostra esistenza essendo presente, in piccole quantità in tutti gli organismi viventi.

Nella soluzione salina il sodio è al 9% del’intero composto.

Questa è la presenza ideale all’interno del corpo umano, anche se sono tollerate quantità maggiori. Una presenza eccessiva di questo minerale, oltre ad alzare la pressione sanguigna, potrebbe causare problemi gravi sia circolatori che cardiaci, come ad esempio ictus o infarti.

La difficoltà nel diminuire la presenza di sale nella nostra esistenza o, per essere più precisi, utilizzarne una quantità corretta, è resa maggiore perché in tutti i prodotti alimentari realizzati a livello industriale (come ad esempio il cibo liofilizzato, le carni in scatola o i precotti) hanno del sale presente nella preparazione, anche se non viene mai indicato in quale quantità.

La presenza di cloruro di sodio è naturale, basta ricordare che il sale viene traduzionalmente utilizzato per l’essiccamento e la conservazione di carni e ortaggi, usanza presente fino nei tempi antichi.

Ma allora, per preservare la nostra salute è necessario rinunciare a prodotti come prosciutto, aringhe sotto sale o pomodori secchi? No, è semplicemente utile non aggiungere altro sale nei piatti presenti a tavola, evitando in tale maniera un assimilamento eccessivo di sodio.

Inoltre per un buon utilizzo del sale nella nostra dieta è necessario seguire alcune piccole regole, in maniera che il sapore del cloruro di sodio non elimini quello dei piatti che va a condire o, ancora peggio ne elimini alcune capacità favorevoli al nostro organismo.

Nelle carni, ad esempio, il sale va messo in momenti diversi a seconda di come si cucina: se in padella è il caso di mettere questo condimento sulla carne a fine cottura, quando si sta facendo rosolare il tutto. Nella brace, invece, il sale va messo prima della cottura per aiutare il dissanguamento della carne.

Le verdure, invece, vanno lessate senza sale. Questo va aggiunto solo a fine preparazione.

Con le melanzane e le zucchine è necessario salare queste verdure appena tagliate a fette e qualche minuto prima di cucinarle.

Nella pasta, un piatto tipico della dieta mediterranea, è utile salare esclusivamente l’acqua in cui verrà cotta la pasta stessa, senza aggiungere successivamente altro sale dopo la cottura.

Abbiamo parlato in precedenza del recupero del sale tramite acqua marina e miniere e abbiamo anche parlato di raffinazione. Prima di giungere sulle nostre tavole esiste un passaggio intermedio in cui viene realizzato un prodotto da non usare a tavola, ma sicuramente utile nella vita quotidiana. Infatti una parte del lavoro di raffinazione del sale porta alla creazione di quello pastorizio.

Si tratta semplicemente del sale da cucina nella sua forma grezza, ovvero come estratto da miniere o dall’acqua marina.

In questa maniera il composto è ancora più ricco di altri sali e di sostanze oligominerali.

Questo tipo particolare di sale viene utilizzato nell’alimentazione del bestiame.

Esistono altri tipi di sale, non raffinati, che vengono comunque utilizzati in cucina come ad esempio il “sale rosa dell’Himalaya”.

Dal nome si può facilmente dedurre che questo tipo di cloruro di sodio viene estratto dalle miniere presenti ai piedi dell’Himalaya. Non essendo né raffinato, né sbiancato, questo sale ha appunto il caratteristico colore rosa, causato dalla forte presenza di ferro ed altri minerali.

È inoltre possibile preparare dei composti per condire il cibo unendo al sale delle erbe e delle spezie, in maniera tale da rendere più ricchi i condimenti dei vari piatti.