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Sale da cucina 
			
			
			Il sale non è semplice condimento per la cucina, né tantomeno solo 
			un composto chimico: è essenziale per il mondo come lo vediamo ora. 
			Il sale è, infatti uno tra i principali compagni dell’uomo durante 
			la sua storia sulla Terra. 
			
			
			Difficilmente noi, che siamo soliti avere in casa i contenitori sia 
			del sale grosso e di quello fino, solitamente acquistabili a basso 
			prezzo ed utilizzati normalmente per condire praticamente tutte le 
			pietanze, riusciamo ad immaginare l’importanza di questo composto, 
			che influisce in molti altri ambiti. 
			
			
			Partiamo dicendo che con il termine sale non vengono indicati 
			semplicemente quelli utilizzati in cucina ma, in chimica, indicano 
			dei metalli che si uniscono con degli acidi. 
			
			
			Sempre in questo ambito diversi tipi di sale possono essere 
			realizzati tramite delle soluzioni, molto importanti per realizzare 
			diversi composti. 
			
			
			Ma passiamo ora a parlare semplicemente del condimento a noi così 
			familiare, l’NaCl, il Cloruro di Sodio, comunemente noto come sale 
			da cucina. 
			
			
			Rispetto a quello “fino” o “grosso” che abbiamo in casa, il cloruro 
			di sodio lo si trova in natura, o in giacimenti minerari di salgemma 
			(molto presenti in Sicilia) o estraendolo facendo evaporare 
			dell’acqua di mare. 
			
			
			Il recupero del cloruro di sodio recuparato tramite l’acqua marina 
			avviene attraverso l’evaporazione. È una pratica che, sfruttando la 
			potenza del sole, veniva effettuata anche in epoche antiche. 
			
			
			Ciò avveniva inserendo l’acqua di mare in grandi vasche nelle quali, 
			con l’aiuto del sole, evaporava l’acqua e rimanevano i vari 
			minerali, creando un composto noto come salamoia. 
			
			
			Per estrarre il cloruro di sodio dalla salamoia il composto veniva 
			spostato in 2 vasche diverse. 
			
			
			La prima viene utilizzata per dividere il calcio dal resto dei 
			minerali. 
			
			
			La seconda è chiamata cristallizzante, ovvero il luogo dove vengono 
			selezionati i grani grezzi di sale. 
			
			
			Da qui si passa alla raffinazione, arrivando ad avere un cloruro di 
			sodio puro ad oltre il 99%. 
			
			
			L’evaporazione, nei giorni nostri (2011) può venire indotta sia in 
			maniera chimica che con un procedimento in cui si sfrutta un’alta 
			pressione atmosferica per dividere i vari elementi presenti 
			nell’acqua marina. 
			
			
			Il sale estratto dalle miniere, invece, una volta estratto da sotto 
			terra, viene semplicemente raffinato, realizzando un prodotto puro 
			tanto e quanto quello marino. 
			
			
			Abbiamo detto che l’essiccamento con il sole dell’acqua marina per 
			ottenere il sale è una tecnica molto antica: infatti l’importanza 
			del cloruro di sodio ha origine fin dagli inizi della civiltà. 
			Nell’antica Grecia veniva già utilizzato nel corso di sacrifici 
			religiosi, usanza poi ripresa anche dai Romani che addirittura a 
			questo composto dedicarono addirittura una strada consolare, la via 
			Salaria. 
			
			
			Inoltre il sale, dato il suo importante ruolo sociale, veniva 
			addirittura utilizzato come denaro, spesso per pagare il lavoro di 
			braccianti. Una porzione di sale, il “salarium”, veniva data per una 
			giornata di impiego. Da questa usanza nasce il termine italiano 
			salario, che indica appunto quanto denaro guadagna un lavoratore. 
			
			
			Addirittura nell’Italia post unitaria esisteva una tassa sul consumo 
			del sale che, dato il largo utilizzo di questo composto, risultò 
			molto utile per le casse statali. 
			
			
			Oltre che nell’utilizzo di condimento in cucina, il sale viene anche 
			utilizzato in medicina, nella cosiddetta “soluzione fisiologica”, un 
			liquido solitamente iniettato in pazienti a rischio disidratazione. 
			Tutto ciò perché il sale è alla base della nostra esistenza essendo 
			presente, in piccole quantità in tutti gli organismi viventi. 
			
			
			Nella soluzione salina il sodio è al 9% del’intero composto. 
			
			
			Questa è la presenza ideale all’interno del corpo umano, anche se 
			sono tollerate quantità maggiori. Una presenza eccessiva di questo 
			minerale, oltre ad alzare la pressione sanguigna, potrebbe causare 
			problemi gravi sia circolatori che cardiaci, come ad esempio ictus o 
			infarti. 
			
			
			La difficoltà nel diminuire la presenza di sale nella nostra 
			esistenza o, per essere più precisi, utilizzarne una quantità 
			corretta, è resa maggiore perché in tutti i prodotti alimentari 
			realizzati a livello industriale (come ad esempio il cibo 
			liofilizzato, le carni in scatola o i precotti) hanno del sale 
			presente nella preparazione, anche se non viene mai indicato in 
			quale quantità. 
			
			
			La presenza di cloruro di sodio è naturale, basta ricordare che il 
			sale viene traduzionalmente utilizzato per l’essiccamento e la 
			conservazione di carni e ortaggi, usanza presente fino nei tempi 
			antichi. 
			
			
			Ma allora, per preservare la nostra salute è necessario rinunciare a 
			prodotti come prosciutto, aringhe sotto sale o pomodori secchi? No, 
			è semplicemente utile non aggiungere altro sale nei piatti presenti 
			a tavola, evitando in tale maniera un assimilamento eccessivo di 
			sodio. 
			
			
			Inoltre per un buon utilizzo del sale nella nostra dieta è 
			necessario seguire alcune piccole regole, in maniera che il sapore 
			del cloruro di sodio non elimini quello dei piatti che va a condire 
			o, ancora peggio ne elimini alcune capacità favorevoli al nostro 
			organismo. 
			
			
			Nelle carni, ad esempio, il sale va messo in momenti diversi a 
			seconda di come si cucina: se in padella è il caso di mettere questo 
			condimento sulla carne a fine cottura, quando si sta facendo 
			rosolare il tutto. Nella brace, invece, il sale va messo prima della 
			cottura per aiutare il dissanguamento della carne. 
			
			
			Le verdure, invece, vanno lessate senza sale. Questo va aggiunto 
			solo a fine preparazione. 
			
			
			Con le melanzane e le zucchine è necessario salare queste verdure 
			appena tagliate a fette e qualche minuto prima di cucinarle. 
			
			
			Nella pasta, un piatto tipico della dieta mediterranea, è utile 
			salare esclusivamente l’acqua in cui verrà cotta la pasta stessa, 
			senza aggiungere successivamente altro sale dopo la cottura. 
			
			
			Abbiamo parlato in precedenza del recupero del sale tramite acqua 
			marina e miniere e abbiamo anche parlato di raffinazione. Prima di 
			giungere sulle nostre tavole esiste un passaggio intermedio in cui 
			viene realizzato un prodotto da non usare a tavola, ma sicuramente 
			utile nella vita quotidiana. Infatti una parte del lavoro di 
			raffinazione del sale porta alla creazione di quello pastorizio. 
			
			
			Si tratta semplicemente del sale da cucina nella sua forma grezza, 
			ovvero come estratto da miniere o dall’acqua marina. 
			
			
			In questa maniera il composto è ancora più ricco di altri sali e di 
			sostanze oligominerali. 
			
			
			Questo tipo particolare di sale viene utilizzato nell’alimentazione 
			del bestiame. 
			
			
			Esistono altri tipi di sale, non raffinati, che vengono comunque 
			utilizzati in cucina come ad esempio il “sale rosa dell’Himalaya”. 
			
			Dal 
			nome si può facilmente dedurre che questo tipo di cloruro di sodio 
			viene estratto dalle miniere presenti ai piedi dell’Himalaya. Non 
			essendo né raffinato, né sbiancato, questo sale ha appunto il 
			caratteristico colore rosa, causato dalla forte presenza di ferro ed 
			altri minerali. 
			
			È 
			inoltre possibile preparare dei composti per condire il cibo unendo 
			al sale delle erbe e delle spezie, in maniera tale da rendere più 
			ricchi i condimenti dei vari piatti. 
			
 
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