Correre nel verde Sport e tempo libero - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


SPORT ] Forza e Resistenza ] Calcio ] Atletica ] Automobilismo ] Motociclismo ] Ciclismo ] Nuoto ] Basket ] Scherma ] Sport Alimentazione ] Integratori&Bevande ] Medicina dello Sport ] CONI ] FASI ] FIN ] Doping ] Legge Doping ] L’isola felice ] Olimpiadi ] Cerca ]

Ginnastica Dolce ] Pilates ] Formula 1 ] Rally ] Baseball ] Softball ] Bodybuilding ] Ciclismo ] Pista ] Strada ] Equitazione ] Football Americano ] Golf ] Enduro ] Trial ] Velocità ] Nuoto ] Nuoto sincronizzato ] Tuffi ] Hockey Subacqueo ] Fioretto ] Sciabola ] Spada ] Pallacanestro ] [ Pallanuoto ] Pallavolo ] Pattinaggio ] Ping Pong ] Pugilato ] Rugby ] Scherma ] Spinning ] Free Climbing ] Tennis ] Arco ] Tiri Olimpici ] Wrestling ]

SportSport invernaliBiciCanoaEquitazioneArti marzialiRaftingTrekkingCorrereMaratone

Correre nel verde


 


HOME
F.I.N.
Nuoto
Sincronizzato
Tuffi
Pallanuoto
Albo d'oro Pallanuoto

PALLANUOTO

La pallanuoto è un gioco di squadra praticato in acqua. Due schieramenti, composti da sette giocatori ciascuno, si affrontano in una piscina rettangolare, con lo scopo di spingere la palla all’interno di una porta, posta al centro della linea di fondo avversaria.

La Water-polo, termine inglese che designa la pallanuoto in tutto il mondo, fa la sua prima apparizione in Gran Bretagna.

La leggenda narra di un gioco, precursore della pallanuoto, risalente al 1863. In Scozia, ad Aberdeen, un’associazione di nuotatori, chiamata “Bon Accord Club of Aberdeen”, programmava partite simili al rugby, da svolgersi nelle acque del fiume Dee. Le due squadre si scontravano in una sorta di rugby fluviale, cercando di portare una vescica di maiale rigonfiata (la palla) da una sponda all’altra. Il gioco era piuttosto violento. L’ultimo difensore proteggeva la meta che, di solito, era una barca o una piattaforma e, appostato nei pressi, aspettava di tuffarsi sugli attaccanti avversari, per impedirgli di segnare.

Nel 1870, in Inghilterra, la “London Swimming Association” decise di nominare una commissione, preposta a regolamentare il nuovo football acquatico. Fu proprio Londra che ospitò nel 1874 la prima partita ufficiale di Water-polo. L’obiettivo del gioco era quello di depositare la palla in una meta designata.

Qualche anno più tardi, lo scozzese William Wilson ebbe l’idea di introdurre in acqua delle porte, in modo da permettere il lancio della palla verso la rete avversaria. La forza cedeva pian piano il passo alla velocità e alla tattica di gioco. A Liverpool, qualche anno dopo, fu stilato un regolamento che accoglieva il modo di giocare scozzese quasi per intero. Il regolamento ufficiale, adottato ancora oggi, risale al 1930 ed è stato stabilito dal Twpd, il Comitato internazionale della pallanuoto.

Oggi la pallanuoto si gioca in piscina. Lo specchio di gara deve essere lungo 30m e largo 20m, e ha una profondità minima non inferiore a metri 1,80, almeno per i campionati delle categorie maggiori.

Al centro della linea di fondo sono situate due porte galleggianti lunghe 3m e alte 90 cm. La partita si gioca con un pallone. I giocatori in acqua sono sette per squadra (6 più il portiere). La partita si svolge in quattro tempi, ognuno dei quali deve essere di nove minuti effettivi per le squadre di serie A1 e A2 e di 7 minuti effettivi per le squadre di categoria fino alla serie B inclusa. Per tutte le categorie gli intervalli previsti sono tre, di due minuti effettivi ciascuno. I nuotatori devono indossare per regolamento una calottina, di un colore determinato, mentre il portiere di ciascuna squadra ne indossa una di colore diverso dai compagni.

Ogni partita è controllata da due arbitri, che rimangono a bordo piscina e hanno entrambi lo stesso potere decisionale. Lo score board di gioco è redatto da un segretario, mentre un cronometrista si occupa di fermare il tempo ad ogni segnale dell’arbitro, e un “trentista” ha il compito di quantificare il possesso palla di ciascuna squadra.

Lo scopo del gioco è quello di segnare più reti della squadra avversaria. Per far ciò è necessario che la palla sia depositata in rete da ciascuna squadra non oltre i trenta secondi dall’inizio di ogni azione d’attacco. Questa ultima comincia nel momento in cui una squadra prende possesso della palla. Superati i trenta secondi, l’arbitro fischia un’infrazione di tempo e la palla passa agli avversari. Dal 2006, inoltre, la deviazione ultima di un difensore, su un tiro d’attacco, non provoca più un corner bensì una semplice rimessa in gioco da parte del portiere.

Quando un arbitro fischia un fallo grave, la squadra che lo commette rischia fino all’espulsione per quattro minuti del giocatore, giudicato particolarmente violento. Per tutto questo tempo la squadra è costretta in inferiorità numerica ed è quindi alto il rischio di subire gli attacchi avversari. Ogni fallo grave produce comunque l’assegnazione di un rigore o di un tiro libero alla squadra avversaria. Il giocatore che l’ha commesso viene costretto ad abbandonare la vasca per 20 secondi.

Alle Olimpiadi del 1900, a Parigi, la pallanuoto fa la sua prima apparizione e la nazionale inglese si aggiudica i primi quattro oro olimpici di questa nuova disciplina. La pallanuoto continua ad essere uno sport molto diffuso in Europa anche se esportato e molto praticato anche negli USA e in Australia.

Tra le squadre di Club europee più conosciute spiccano soprattutto le grandi della Coppa dei Campioni: il Mladost di Zagabria, il Partizan di Belgrado e lo Jadran di Spalato.

In Italia la pallanuoto fa la sua prima apparizione, anche se in una forma piuttosto acerba, a Roma, nei laghetti di Villa Borghese.

Nel 1912 il sette di Genova, “S. G. Andrea Doria”, vince il primo campionato italiano e inaugura tutta una serie di successi nazionali. Le Rari Nantes di Firenze, Napoli e Camogli sono le squadre vincitrici dei campionati a cavallo della seconda guerra mondiale. La Pro Recco vince 14 campionati nazionali tra il 1959 e il 1974 e nel 1964 si aggiudica una Coppa Campioni. Le squadre di Pescara e di Posillipo sono quelle che hanno vinto più titoli negli untimi anni.

Due sono le grandi scuole riconosciute ancor oggi: quella napoletana e quella ligure.

La prima si rifà alla Canottieri Napoli, alla Rari Nantes Napoli e al più recente Circolo Posillipo; la seconda può vantare i 19 scudetti complessivi della Pro Recco ma anche i titoli conquistati dalle Rari Nantes di Camogli, Bogliasco e Savona.

La scuola siciliana è al primo posto per quanto riguarda la pallanuoto femminile. In questo momento non ha rivali in altre regioni e, per il numero di squadre presenti sul territorio, e, per il livello tecnico delle giovani leve.

La nostra nazionale maschile ha collezionato due vittorie ai campionati del mondo rispettivamente nel 1978 e nel 1994. Il “Settebello”, soprannome conquistato dagli azzurri a seguito di ripetuti successi, ha vinto per ben tre volte l’oro olimpico: nel 1948 a Londra, nel 1960 a Roma, e nel 1992 a Barcellona.

Molto più recente è lo sviluppo della pallanuoto femminile, presente alle olimpiadi, per la prima volta, soltanto nel 2000, a Sydney.

La nazionale italiana, guidata da Pierluigi Formicoli, ha conquistato la medaglia d’oro alle olimpiadi di Atene nel 2004. Il “Setterosa”, soprannome delle italiane, ha coronato così una lunga serie di otto successi, conquistati su scala mondiale ed europea. Queste vittorie hanno dato lustro alla squadra ed acceso l’interesse di tifosi e degli spettatori per questo sport declinato al femminile.

La pallanuoto è regolamentata dalla FIN (Federazione Italiana Nuoto). Per informazioni potete consultare il seguente link: http://www.federnuoto.it/