Ricominciamo: tutti gli esseri viventi hanno 
			bisogno di liquido per il loro sostentamento che ricavano o bevendo 
			acqua o assimilandola da altri elementi.
			Ricominciamo ancora: la specie umana ha bisogno 
			di acqua per restare in vita e la assume, con variabili percentuali 
			di sterilità, potabilità e assimilabilità, in molteplici forme.
			Dopo questi queste tre premesse, tutte e tre vere 
			ma facilmente confutabili nella terminologia passiamo al concreto di 
			cosa accade all'evocazione del termine "bevanda", fatta salva 
			l'acqua, magari confezionata in bottiglia, ci sovvengono le tipologie 
			apprezzate a livello personale.
			Dunque a Tizio una cola; a Caio 
			il caffè; a Sempronio latte e succhi di frutta, ognuno ha la sua 
			bevanda preferita (o il genere di bevande preferite), l'azione di 
			assumere bevande va, purtroppo non dapertutto, ben oltre la 
			necessità di integrare liquidi. 
			Analcolici, alcolici, 
			superalcolici, distillati, succhi, infusi, derivati animali come 
			latte ed uova, l'elenco è lungo, influenzato da cultura, tradizione 
			e, purtroppo, pubblicità.
			I consumi di bevande che, salvo rarissime 
			eccezioni, accompagnano sempre il consumo di cibo sono globalmente 
			elevatissimi e rappresentano un business economico globale 
			elevatissimo.
			Bevanda è dunque sinonimo di appagamento del 
			gusto, accompagnamento magistrale della gastronomia, segnale di 
			personalizzazione del modo di essere.
			Quanto sopra deve anche essere un impulso per 
			sensibilizzare tutti ad impegnarsi, secondo i propri mezzi, per 
			elevare a questo "benessere del bere" i tanti, troppi, milioni di 
			esseri umani che non scelgono cosa bere e che, quando hanno fortuna, 
			hanno solo acqua di pozzo (spesso malsana).