GALLO
(gallus)
Nome comune del maschio dei polli domestici e d’altri
uccelli appartenenti al genere Gallus dell’ordine dei Gallinacei.
Differisce dalla
gallina per il piumaggio vivamente
colorato, per le penne del groppone e del collare lunghe e falciformi,
per i tarsi provvisti di sperone, per il portamento fiero e gli istinti
battaglieri, per il canto disteso e caratteristico.
Tutti i galli hanno comuni caratteristiche: cresta
carnosa sulla testa, due bargigli posti al di sotto delle orecchie, due
altri ai lati del becco, lunghe e sottili penne lanceolate sul collo.
Tutti i galli domestici discendono dal gallo bankiva
o gallo selvatico della giungla; in talune varietà di galli domestici è
ancora possibile riconoscere le caratteristiche della specie originaria;
sulla testa cresta e bargigli di colore rosso e un vistoso disco
auricolare di colore bianco; piumaggio generale ocra-giallastro o rosso
mattone; ali e coda verde scuro o bluastro cangiante; lunghezza totale:
65-70 centimetri; lunghezza della coda: 28-50 centimetri.
Ai fini alimentari è utilizzato il galletto giovane
del quale si consuma la
carne;
l’adulto ha carne dura e fibrosa.
Di fattezze diverse è il gallo cedrone: grande e
maestoso uccello dell’ordine dei Gallinacei della famiglia Fasianidi
dalla coda rotonda; il maschio è grigio con finissime striature
trasversali nerastre e abita le foreste alpestri al di sopra dei 1800
metri; si ciba di vegetali.
Le carni degli adulti sono coriacee mentre quelle dei
giovani tenere e saporite,
Stazionario e nidificante sulle Alpi; in Italia, il
gallo cedrone si trova soltanto ad est della Valtellina ed è in grande
diminuzione.
Fin dall’antichità il gallo è sempre stato
considerato animale sacro; nella religione greca (in relazione con
Esculapio) e sopratutto in quella dell’Iran antico: nella religione di
Zarathustra, infatti, il gallo, con il suo canto all’alba, incita gli
uomini ad alzarsi e a recitare le preghiere del mattino per vincere le
potenze del male.
Questo valore apotropaico si ritrova anche nel
giudaismo e nella civiltà cristiana come si ritrova in una serie di
credenze opposte; per questo il gallo viene messo in relazione con il
mondo infernale tanto è vero che, nel folclore moderno dell’Europa
centrale, il gallo veniva usato come offerta sacrificale al diavolo.
Questo magico animale entra, poi, nei riti, miti e
simbolismo religiosi soprattutto in virtù del suo canto mattutino, che
sembra evocare il sole e scacciare le tenebre; il suo legame con il sole
è accentuato nelle religioni vedica e greca.
Per la sua esuberanza sessuale trova posto nei riti
di fertilità e matrimoniali sia in alcune religioni antiche, sia nel
folclore europeo.
Nella tradizione iconografica, è raffigurato come
simbolo della vigilanza o della combattività, mentre sulle tombe
simboleggia la risurrezione.
Nell’antico simbolismo cristiano il gallo entra sia
con riferimento all’episodio evangelico di San Pietro che rinnega Cristo
prima del canto del gallo – e perciò figura vicina a San Pietro
nei bassorilievi di alcuni sarcofagi - sia col valore simbolico antico,
quale animale che disperde le tenebre; in questo ultimo significato è
riferito dapprima a Gesù Cristo, successivamente, alla figura ideale del
predicatore.
E sempre con riferimento all’episodio di Pietro, il
gallo, fu spesso collocato al di sopra dei campanili (per disperdere le
tenebre; funzione questa sostituita, nei tempi moderni, con quella di
banderuola/portafortuna); dal tardo Medioevo, con riferimento
all’episodio di Pietro, il gallo è nel comune repertorio degli strumenti
della Passione, con la Veronica, la colonna, la scala, la spugna.
Nei mosaici di Aquileia la contrapposizione del gallo
alla tartaruga (abitatrice del Tartaro) allude alle lotte del potere
ortodosso contro la civiltà ariana.
|