| Apicoltura 
		
		Il miele prodotto dalle api è stata fonte di nutrimento per l’uomo fin dalla 
		preistoria, secondo dei dipinti rupestri rinvenuti, la ricerca del miele 
		era una attività solita degli uomini primitivi. 
		
		Il passo dal “rubare” il miele dai nidi delle api all’allevamento delle 
		api stesse è breve. Tant’è che già nelle società mesopotamiche ha inizio 
		questa pratica, che continua ancora oggi (2011) ad essere effettuata. 
		
		L’apicoltura vivrà una grande evoluzione anche durante l’età classica, con 
		autori come Virgilio che scriveranno opere sulle tecniche romane di allevamento 
		delle api, dimostrando come nel periodo imperiale l’apicoltura era una vera 
		e propria arte. 
		
		Il periodo medioevale e il Rinascimento non saranno epoche di grandi rivoluzioni 
		per le tecniche di allevamento delle api, solo con l’avvento della società 
		industriale, nella seconda metà del XIX secolo, iniziano a vedersi delle 
		modifiche nell’apicoltura. 
		
		La diffusione così ampia di questo tipo di allevamento fin dai tempi più 
		antichi può essere anche ricondotta al fatto che le api vivono in praticamente 
		tutto il globo terrestre. L’unica eccezione è fatta per i due poli, dove 
		le temperature sono sempre troppo basse per consentire la sopravvivenza 
		di questi insetti. 
		
		Attualemente coloro che sono impegnati nella professione di apicoltori non 
		esercitano il loro mestiere esclusivamente come produzione del miele ma, 
		sempre più spesso utilizzano le loro api per il lavoro di impollinazione, 
		al servizio del mondo dell’agricoltura. 
		
		Infatti l’uso massiccio di pesticidi e antiparassitari ha notevolmente ridotta 
		la fauna di insetti impollinatori e non capita di rado che alcuni agricoltori 
		stringano accordi con gli apicoltori per fecondare le piante coltivate. 
		
		Inoltre ricordiamo che la produzione degli apicoltori non si limita al miele, 
		ma dalle arnie vengono estratti prodotti come cera d'api, pappa reale, polline 
		e propoli. 
		
		Il compito dell’apicoltore è particolarmente complesso ed è maggiormente 
		impegnativo nei primi mesi dell’anno, quando va controllata la situazione 
		nell’alveare. 
		
		Utilizzando le cosiddette arnie razionali il coltivatore, di solito intorno 
		a febbraio (ma il periodo può essere anticipato o posticipato in relazione 
		alla situazione climatica)e provvisto di affumicatore, maschera e paletto, 
		apre la soffitta dell’arnia, calma le api con l’affumicatore, ed inizia 
		ad estrarre i favi per controllare la situazione sanitaria e lo sviluppo 
		invernale della colonia. Inoltre, verrà considerata la scorta di cibo, la 
		prolificità della regina ed in caso unione di famiglie poco numerose o la 
		sostituzione di regine troppo anziane. 
		
		Tutto questo lavoro deve necessariamente essere effettuato durante le ore 
		più calde della giornata in maniera da non far infreddolire troppo l’intero 
		alveare. 
		
		L’ispezione fatta in questo periodo è quella più delicata, in quanto pone 
		le basi per una buona crescita dei vari alveari. Infatti i controlli primaverili 
		servono principalmente per controllare le scorte di cibo ed in caso allargare 
		i nidi. 
		
		Durante la fioritura, e quindi della raccolta del polline, le ispezioni 
		negli alveari vengono bloccate se non in caso di gravi emergenze. 
		
		In questo periodo di intenso lavoro per le api, l’apicoltore non sta semplicemente 
		a guardare. Inizia infatti la preparazione per effettuare l’estrazione del 
		miele. 
		
		Giunto al termine di ogni fioritura, l’apicoltore, tramite diversi attrezzi, 
		sposta le api dal nido al melario ed inizia a tirar fuori i favi e “pulirli” 
		dal miele. 
		
		Al termine della bella stagione, quando il lavoro delle api è terminato, 
		iniziano i preparativi per rendere le arnie ospitali per far trascorrere 
		l’inverno alle varie colonie. 
		
		Per fare ciò l’apicoltore deve provvedere a controllare che le varie famiglie 
		abbiano una regina “efficiente” e che siano abbastanza grandi per produrre 
		il calore necessario a superare l’inverno. 
		
		Le famiglie più piccole vengono unificate tra loro mentre quelle malate 
		vengono bruciate per non essere fonte di un contagio tra tutte le api. 
		
		All’interno dell’arnia viene posto un diaframma per far diminuire lo spazio 
		da scaldare per la colonia, inoltre sulla soffitta viene messo del materiale 
		coibente per ridurre il più possibile la dispersione di calore. 
		
		Per non rendere troppo umido lo spazio, la porticina dell’alveare deve restare 
		aperta, in maniera da permettere all’aria di circolare. 
		
		Nella coltivazione non viene dato da mangiare miele alle api, in quanto 
		poco economico per l’allevatore, ma di solito, tramite apposite strutture, 
		vengono dati degli zuccheri liquidi e latte con al suo interno farine di 
		cereali. |