Correre nel verde Animali: i nostri grandi piccoli amici - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


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Orango di Sumatra

Oltre all’orango del Borneo esiste anche un’altra specie di questo animale, molto più rara della precedente menzionata: l’orango di Sumatra (Pongo abelii Lesson, 1827);  l’esemplare di Sumatra si riteneva una sottospecie di quello del Borneo.

Dallo stesso nome dell’animale si evince che l’habitat di tale orango sia limitato alle zone pluviali settentrionali della foresta dell’Isola di Sumatra (Indonesia); però resti fossili testimoniano la remota presenza dell’esemplare anche sulla vicina isola di Giava.

Come altitudine l’orango preferisce luoghi posti ad un’altezza compresa tra i 200 ed i 1.000 metri d'altezza ma anche a  2.000 metri si possono trovare esemplari di tale animale.

Il peso dell’orango oscilla tra i 50 e i 90 chilogrammi mentre la sua altezza varia tra i 130 e i 170 centimetri di altezza; il peso dell’orango di Sumatra in alcuni esemplari può arrivare a toccare i 130 chilogrammi.

Le braccia aperte possono giungere ad un’apertura quantificabile in due metri, calcolata dalla punta di un indice all’altra punta.

Ad esclusione dell’uomo, l’orango di Sumatra è da considerarsi il primate asiatico più grande e anche la scimmia arboricola vivente in possesso delle dimensioni più sviluppate.

Il caratteristico pelame di colore rossiccio si presenta lungo e liscio mentre le zampe anteriori hanno una lunghezza doppia rispetto a quelle posteriori e sono anche più massicce e muscolarmente più sviluppate.

Una costituzione più longilinea, pelo più chiaro e lungo contraddistinguono tale esemplare da quello del Borneo; l’orango di Sumatra, sia nella femmina che nel maschio, presenta una barba brizzolata  che però si distingue nei maschi con una lunghezza e un’intensità maggiori rispetto a quelle dell’esemplare di femmine di orango .

Il peso della femmina (che va da un minimo di 30 chilogrammi ad un massimo di 50 chilogrammi) in confronto a quello del maschio (che va da un minimo d 50 chilogrammi ad un massimo di 90 chilogrammi) risulta molto minore; inoltre i maschi presentano del pelame bianco sulle ampie guance carnose.

Anche loro come i  “cugini” del Borneo prediligono trascorrere parte del proprio tempo sugli alberi e risultano molto attivi durante il giorno; forse l’abitudine arboricola è più una costrizione dettata dalla presenza, sull’Isola, di un predatore vorace come la tigre di Sumatra

Gli esemplari più anziani di orango di Sumatra sono portati a trascorrere, anche per via del loro peso eccessivo, molto tempo sugli alberi e a scendere di rado solo per nutrirsi.

Il pernottamento notturno è assicurato da nidi di frasche eretti al giungere del buio della notte che vengono cambiati ogni giorno.

I giovani oranghi come modalità di spostamento da un ramo all’altro utilizzano la brachiazione mentre gli esemplari più anziani, spinti dalla prudenza, tendono a posizionare saldamente tre dei propri arti ad un supporto prima di compiere qualsiasi movimento.

Gli oranghi di Sumatra caratterialmente sono più socievoli dei loro parenti del Borneo e passano gran parte della loro esistenza in gruppi esercitando di frequente il grooming, ovvero l’arte di essere igienicamente “puliti” da un atro componente del gruppo di appartenenza; per la tecnica del grooming gli oranghi di Sumatra, in maniera molto rozza, tendono ad utilizzare più la bocca che le mani.

Per manicure e pedicure tali animali tendono ad utilizzare i propri denti mentre i maschi adulti cercano di venire a contatto il meno possibile tra di loro.

L’area di delimitazione del territorio varia dall’esemplare maschio all’esemplare femmina; il primo tende a coprire 2.500 ettari mentre il secondo tende a definire un settore territoriale compreso tra i 500 e i 900 ettari; nella zona del maschio sono comprese solitamente tre delimitazioni territoriali segnate da femmine di orango di Sumatra.

 La rivendicazione del proprio territorio da parte degli oranghi avviene tramite l’emissione di particolari sonorità molto lunghe che si espandono anche per un chilometro di distanza; tale suono somiglia molto ad un muggito che risulta amplificato nei maschi poiché gli stessi sono provvisti di una specie di sacca, che si dilata, posizionata sulla gola.

Spesso tale “grido” è scenicamente ampliato dalla rottura di rami da parte dell’orango che tramite il fragore del gesto tende a sottolineare la propria supremazia territoriale.

Se tali animali si trovano vicini, per comunicare utilizzano grugniti, pernacchie, rutti tramite le labbra e la gola.

Nonostante l’aspetto giocherellone e quasi addormentato da tontolone, l’orango di Sumatra si rivela essere molto scaltro e intelligente poiché in grado di usufruire di moltissimi oggetti per raggiungere scopi impensabili limitati dall’habitat avversamente selvaggio. 

La testimonianza del loro forte acume è concretamente dimostrato dall’uso come ombrelli che gli oranghi fanno delle foglie per ripararsi durante i periodi di pioggia.

La forte attinenza a cibarsi di frutti induce gli oranghi a memorizzare la disposizione degli alberi da frutto all’interno del proprio territorio, ricordando il periodo di maturazione in modo da poter raggiungere subito il vegetale con i frutti più freschi e buoni a seconda del periodo.

L’orango di Sumatra si basa su una dieta costituita da frutta soffice e matura e da dolcissimi fichi; oltre alla frutta tale animale si ciba di alimenti vegetali (come fiori e foglie) e uova; a differenza dei propri cugini del Borneo, gli oranghi di Sumatra integrano nella propria alimentazione una maggiore quantità di insetti, circa il 6% del totale dei cibi consumati.

Essi sono portati all’ispezione di alveari e termitai tramite l’utilizzo dei rami spogliati della corteccia e delle foglie che utilizzano anche per privare i frutti di Neesia della cuticola in modo da poterne assaporare i deliziosi semi.

Questi sono tutti comportamenti che non sono stati mai riscontrati negli oranghi del Borneo.

I tempi di riproduzione degli oranghi sono molto più lunghi rispetto agli altri ominidi; infatti un orango da alla luce un cucciolo ogni 5-6 anni.

La riproduzione nell’esemplare femmina si attiva dopo il quindicesimo anno di età mentre i maschi entrano nella maturità sessuale intorno ai diciannove anni.

Il desiderio di accoppiarsi dei maschi è talmente forte che molto spesso essi rapiscono i cuccioli per obbligare le madri a subire dei veri e propri rapporti sessuali forzati; per evitare questi “stupri”, le femmine si uniscono in gruppi numerosi di esemplari femminili oppure si alleano con altri maschi.

L’accoppiamento si consuma solitamente intorno all’arco di tempo che va da Dicembre a Maggio ovvero quando la quantità di cibo raggiunge livelli ottimali.

La durata della gestazione è di circa otto mesi dopo i quali nasce un solo cucciolo e in casi molto rari si ha un parto gemellare; per circa 8-9 anni il cucciolo viene accudito dalla madre la quale ha il compito di  istruire e tramandare tutto il suo sapere al nuovo nascituro.

Di solito il piccolo intorno al terzo anno di vita può essere considerato già indipendente ma solitamente ogni giovane esemplare decide di rimanere ancora con la propria genitrice.

Il ciclo vitale di questi animali si attesta intorno ai 50 anni e le femmine di orango di Sumatra non entrano nella fase della menopausa a parte pochi casi che iniziano questo processo intorno al 51° anno di età fino al 53° anno; l’esemplare maschile in genere gode di una longevità maggiore rispetto a quella dell’esemplare femminile.

Il pericolo di estinzione per questo animale è molto alto poiché nel 2002  circa 3500 esemplari di orango si muovevano sul nostro pianeta.

 

 

 

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