L’ippopotamo, detto anche cavallo di fiume, per l’etimologia greca del
suo nome (ippos= cavallo; potamos= di fiume), è un mammifero anfibio
dell’Africa meridionale, famoso, come l’elefante o il coccodrillo da
tempi antichissimi.
Attualmente ne esistono due razze soltanto: quello comune molto grosso,
del peso di 3 o 4 tonnellate che divide la sua esistenza tra le acque e
i terreni limitrofi, e quello nano molto più piccolo e dalle abitudini
maggiormente terrestri.
Gli ippopotami hanno zampe corte e tozze. Queste hanno la forma
cilindrica che devono reggere un tronco voluminoso e grasso. La loro
pelle è spessa (circa 5 centimetr) ed elastica: Quando non si trova
nell’acqua l’epidermide produce sulla terraferma una sostanza oleosa di
colore rossastro che funge da lubrificante ed idratante. Questa
particolarità nel passato ha dato vita alla leggenda che gli ippopotami
sudassero sangue.
Questi animali possiedono una testa massiccia con occhi e narici posti
sopra la bocca di modo da poter vedere e respirare anche mentre nuota
(quando si immerge, per stazionare o camminare sul fondale, invece
chiude narici ed orecchie), quest’ultima è enorme, dotata di ventotto
formidabili denti, di cui gli incisivi sporgenti in avanti, ed i canini
mastodontici: si tratta di vere e proprie zanne d’avorio più resistente
dei quello degli elefanti. Questi elementi vengono usati dagli
ippopotami come armi. Principalmente di difesa.
Infatti, nonostante la sua pericolosa dentatura, l’ippopotamo è un’
erbivoro che si nutre di piante acquatiche o delle erbe che trova nei
pascoli vicini all’acqua.
Nonostante la sua mole enorme è un abile nuotatore, e, correndo, può
raggiungere i 40 km/h. Si tratta di una velocità che, in caso di carica
può risultare fatale a chi si trovi sulla sua traiettoria. Anche il suo
aspetto mite in realtà è ingannevole: si difende energicamente dai
predatori e spesso incorre in violente lotte con maschi della sua specie
per le femmine o il territorio, che culminano spesso con la morte di uno
dei due pretendenti.
Trascorrono gran parte della giornata nell’acqua per proteggersi dal
sole, convivendo con numerosi uccelli e pesci di piccole dimensioni che
lo “puliscono”, effettuando una specie di “grooming” ossia la pulizia
parentale. I volatili si occupano dei parassiti presenti sulla groppa,
i secondi liberano l’animale dagli escrementi e incrostazioni.
La femmina di questo animale partorisce un cucciolo circa ogni 2 anni.
Gli ippopotami solitamente formano compatti branchi di una o due decine
di individui, solitamente, tali aggregati sono formati da femmine,
cuccioli e maschi adulti, o da giovani senza prole (la maturità sessuale
è raggiunta verso gli 8 anni). La vita media di un ippopotamo è di circa
40-50 anni; curioso è che pur essendo considerato un pachiderma,
l’animale che più gli è vicino, da un punto di vista delle
caratteristiche, è il maiale.
Piuttosto scontato è che sia una specie ormai estremamente ridotta in
numero, ed a rischio di estinzione.