Siluro
Pesce teleosteo
(silurus glanis) appartenente alla famiglia dei
siluridi (Siluridae) dell'ordine dei siluriformi
(Siluriformes), può raggiungere una lunghezza che
in casi rari può superare i 3 m; il suo peso può
raggiungere i 200 kg. In dimensioni, nelle acque
dolci europee, è secondo solo allo storione.
I rappresentanti
più minuti di questa specie molto frequentemente
sono scambiati con gli esemplari del pesce gatto.
La variabilità
delle sue dimensioni è in stretta correlazione con
l'ambiente in cui risiede .
Raggiunge
quasi i 3 metri (massima lunghezza) nelle acque
del Po e lungo il Danubio e nelle zone del Kazakistan.
I siluri, compresi nella fascia tra i 16 e 18 anni,
possono raggiungere una lunghezza che si attesta
tra i 150 e i 180 cm. Da questa stima si deduce
che gli esemplari che possono raggiungere i 3 metri,
abbiamo un'età tra i 25 e i 30 anni.
La grande
testa risulta depressa, e la sua bocca, provvista
di dentini, molto dilatata. Sotto gli occhi molto
piccoli, sfoggia due bargigli lunghi circa un quarto
del suo corpo; mentre gli altri quattro sono inseriti
nella parte inferiore del suo muso (precisamente
sulla mandibola e molto utili per la ricerca del
cibo). La pelle è spessa e viscida, per via del
muco emesso dalle ghiandole; inoltre è totalmente
priva di squame.
La sua colorazione
è così suddivisa: sui fianchi e sul dorso è bruna
mentre è più chiara sull' addome. Ovviamente, a
seconda della limpidezza delle acque in cui si muove,
il contrasto cromatico tra ventre e dorso si fa
più o meno accentuato.
La spina è
un elemento caratteristico sia della corta pinna
dorsale che di quella pettorale; essa è connessa
a ghiandole velenifere.
La pinna caudale
è piccola e massiccia al contrario di quella anale
che è molto grande e lunga; le dimensioni di quest'ultima
sono tali, da raggiungere la metà anteriore del
suo corpo cilindrico.
La sua massa
tende a restringersi verso la coda; a questa uniforme
configurazione, il siluro deve il suo nome.
Nella lista
delle sue prede, non mancano anfibi, piccoli mammiferi
ed uccelli acquatici.
La fase riproduttiva,
avviene dopo il superamento dei 20 ° C nel periodo
tra maggio e luglio.; dopo la aver depositato le
uova, la femmina lascia quest’ultime alle cure del
maschio; le femmine depongono fino a 100.000 uova.
I maschi cureranno
le uova fino al raggiungimento dell’autosufficienza
da parte degli avannotti; i nascituri venuti
alla luce dopo 10 giorni massimo, hanno l'aspetto
simile a girini
L’escoriazioni
presenti sui dorsi di questi animali durante il
periodo di frega, sono rintracciabili sugli esemplari
catturati dai pescatori.
La carne soprattutto
degli esemplari più giovani, fa gola a molti pescatori.
Altre specie
facenti parte dei siluridi, sono : il parasiluro
della melma (parasilururs asotus) che vive io Asia
Orientale; il grande Wallagonia attu abitatore delle
zone tra l' India e l' Indocina e a Sumatra; il
siluro di vetro o pesce fantasma (kryptopterus bicirrhys)
viene chiamato così per via della trasparenza del
corpo e delle pinne.
In Italia
si può trovare il silurus glanis nelle acque del
Po e dell' Adige: nella nostra penisola è stato
importato circa 500 anni fa perché originario delle
zone che si estendono dal Danubio verso est.
Si è estesa
la sua presenza a ovest fino alla Germania (compresa
l'Austria); a nord fino alla Finlandia e Danimarca
e a sud fino alla parte europea della Turchia e
alla Grecia. È stato importato in molte zone dell'
Europa (Belgio, Francia, Spagna per citarne alcune),
abitata nell'ultima glaciazione, e in luoghi
al di fuori dei confini europei (come Algeria, Cipro,
Cina).
Predilige
stagni, paludi, fiumi, laghi e canali (come l' Abramis
brama ).
Non ama molto
spostarsi in acque molto salate; massimo può arrivare
nelle vicinanze delle foci dei fiumi. Però affermazioni
di un nutrito numero di pescatori, che sostengono
di averlo pescato in mare aperto, hanno fatto sorgere
un po' di dubbi sui reali confini raggiunti dal
siluro.
Durante
la sua giornata, l'inizio della sua attività da
cacciatore si avvia al crepuscolo; invece il giorno
se ne sta a riposo, immobile, nella melma dei fondali
; attività che compie maggiormente in acque profonde
e raramente vicino al pelo della superficie.
È uno dei
più temibili cacciatori d' acqua dolce, nutrendosi
di una folta varietà di prede che abitano i fondali
(larve,vermi, pesci vivi e anche morti).
Gli esemplari
più enormi, si nutrono anche di rane, ratti e uccelli
selvatici
Però nel periodo
giovanile, gli invertebrati costituiscono la risorsa
principale di sostentamento; passando in età adulta,
prevalentemente si ciba di ciprinidi e anguille.
L'unico impedimento
alla sua attività di predatore, è rappresentato
dalla sua scarsa vista; però sopperisce a questa
mancanza grazie all' ausilio dei suoi barbigli,
che simili ad un radar gli permettono di localizzare
le sue vittime anche nel buio o con scarsa visibilità.
Come conseguenza
di ciò, si registra un aumento delle catture nei
periodi di piena.
Per via delle
sue dimensioni e caratteristiche (tra tutte, l'aggressività),
sono nate molte leggende su questo pesce; una su
tutte, quella riguardante la sua voracità verso
l'essere umano.
Alcuni siluri
sezionati, si narra, ospitassero nel proprio stomaco,
resti di corpi umani; ovviamente si tratta di racconti
privi di fondamenta
Esistente,
invece risulta l’esemplare pescato in Svizzera (70
kg per 2 metri e 25) e il mastodontico siluro trovato
nelle acque milanesi (più di un quintale di pesce!).
Svariate sono
le notizie di fantomatici avvistamenti e aggressioni
da parte di questi abitanti d’acqua dolce: sommozzatori,
ai quali dopo l’invettiva i capelli sarebbero diventati
bianchi; siluri catturati, nelle cui fauci furono
ritrovati cani interi; avvistamenti di esemplari
lunghi più di 5 metri.
Negli ultimi
anni, la sua crescita demografica, ha portato ad
un grave problema: l’estinzione di altre specie
di pesci, per via della sua voracità; questa tematica,
purtroppo non è leggenda, è un problema che si è
tentato di risolvere istituendo taglie per la sua
cattura (ad esempio nelle zone in cui scorre il
Po, dove viene soprannominato “coccodrillo del Po”).
Sono a rischio
di sopravvivenza anche molti tipi di anfibi; gli
esemplari più a rischio in Italia, sono il pelobate
fosco (vive prevalentemente nella Val Padana),
la rana di Lataste e le raganelle.
Il suo essere
smisuratamente famelico, lo porta a consumare circa
10 volte il suo peso in un anno (ad esempio, un
siluro di 10 kg, può mangiare circa 100 kg di alimento
annuale).
In Europa
occidentale (quindi compresa anche l’Italia), la
pesca del silurus glanis, da un punto di vista professionale,
è poco diffusa; ciò è dovuto alla scarsa richiesta
sul mercato e all’ormai declino dell’attività di
pescatore lungo le zone fluviali.
La pesca,
quella di tipo sportiva, viene effettuata più per
una questione di prestigio, dovuta alle dimensione
ed alla pericolosità del pesce siluro; essa viene
praticata con esche come pesci e vermi e con una
lenza da fondo.
In alcune
zone, dove la presenza del siluro è molto estesa,
la pesca sportiva ha preso piede; ultimamente, l’interesse
per questa disciplina, ha portato ad un incremento
relativo all’apprezzamento delle carni di questo
esemplare.
Quindi, in
Italia, l’elevato numero di rappresentanti del siluro
ha portato ad un’opera di caccia abusiva per poter
poi rivendere le prede catturate nel circuito Est-Europeo.
L’esposizione
dei siluri, a elementi inquinanti e nocivi (diossine,
mercurio, cromo, cadmio) non lo rendono sempre affidabile
da un punto di vista salutare per l’uomo.
Ci sono stati
casi al riguardo, in cui la Guardia di Finanza ha
dovuto bloccare maxi- traffici di pesci non del
tutto sicuri per la nostra alimentazione.
Pur essendo
una minaccia per le specie autoctone, delle acque
in cui vive, il siluro ha dei nemici a sua volta
da cui deve guardarsi: l’inquinamento e la pesca
(nei paesi di origine) e l’edificazione di
dighe e bacini nelle acque in cui è stato trasferito.
Per i danni
recati da questo pesce, nelle acque della nostra
penisola si potrebbe operare l’eliminazione per
via chimica e biologica; ma ciò risulta essere molto
ardua da attuare, per via delle numerose opinioni
favorevoli al suo mantenimento legate per lo più
ad interessi economici e sportivi (vedi pesca sportiva).
Inoltre, in
molte zone dello stivale italiano, si è vietato
di reinserire in acqua le specie alloctone nocive
nei confronti di quelle autoctone (e tra queste
c’è soprattutto il silurus glanis).
La scomparsa
dello storione prima (causa: la costruzione di dighe)
e del luccio poi, ha spianato la strada al siluro,
nella scalata al vertice del predatore più pericoloso
delle acque dolci italiane; ad agevolare questa
sua ascesa, ci ha pensato anche l’uomo con l’introduzione
di specie come il breme e il carassio (infatti,
il suo processo di diffusione è molto maggiore nel Po, rispetto a quello registrato nelle
zone di origine).
È una razza
d’allevamento privato (laghetti) o pubblico (acquari);
esistono anche esemplari color mandarino e albini
i quali risultano essere più apprezzati.
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