Leopardo
La “Panthera pardus” (Linnaeus
1758), comunemente conosciuta come leopardo, è un animale carnivoro
appartenente alla famiglia dei felidi.
Il suo habitat naturale solitamente
è l'Asia Meridionale e Orientale e la totalità delle zone africane;
molti esemplari popolano le Isole della Sonda ubicate nel settore
occidentale dell'arcipelago malese.
Insieme alla tigre e al leone è uno
dei felini più conosciuti e famosi al mondo, menzionato soprattutto per
il suo passo felpato e la sua straordinaria agilità.
Spesso si ha l'abitudine di
confondere tale animale con altri due esemplari della famiglia dei
felidi, ovvero il giaguaro e il ghepardo.
Il vocabolo “leopardo” è stato
utilizzato, in epoche recenti, per riferirsi a due categorie di animali
di origine asiatica, differenti dal Panthera pardus; queste due specie
erano il Leopardo Nebuloso e il
Leopardo Delle Nevi;
termini simili alla parola leopardo sono i vocaboli “pardo” e “pantera”.
Il vocabolo “pardo” deriva dalla
lingua iraniana e nei testi come enciclopedie o dizionari il termine è
correlato al leopardo anche se in origine la parola era associata al
ghepardo; infatti nel regno persiano era molto diffuso questo animale
perché utile nella caccia e il suo addestramento non risultava
difficoltoso.
Il termine “pantera” invece è
transitato dall'idioma persiano, al greco, al latino alle attuali
lingue; il vocabolo solitamente si riferisce ai leopardi che popolano
l'Asia.
Alcuni meticolosi studiosi
differenziavano la tipologia africana da quella asiatica definendo la
prima “leopardo” e la seconda “pantera”.
Anche gli americani giaguaro e puma
sono stati definiti utilizzando il termine leopardo e attualmente le
principali fonti d'informazione affibbiano tale termine alla tipologia
d'animale conosciuta come pantera nera.
Quindi la parola leopardo non si
riferisce ad un unico animale ma bensì a diverse categorie di leopardo
che hanno in comune il peculiare manto di colore nero dovuto ad una
sovrabbondante quantità di pigmentazione conosciuta anche come
“melanismo”.
Analizzando attentamente gli
esemplari di leopardo si possono scorgere le tradizionali macchie che
risultano più scure rispetto al nero del suo manto; tale caratteristica
pigmentazione è presente sul giaguaro (Panthera onca) e su altre
tipologie di felini.
Tra il tradizionale leopardo e la
pantera nera, quest'ultima grazie al suo inconfondibile colore riscuote
più popolarità; per il suo colore molto scuro la pantera nera, sia nei
film che nei testi letterari, viene rappresentata quasi sempre come un
animale aggressivo e iniquo ma allo stesso tempo affascinante.
Il nome generico “leopardo” deriva
dal termine latino “leopardus" generato a sua volta dalle parole
“pardus” (pardo) e “leo” (leone); il nome leopardo deriva dall’antica
credenza che l’animale in questione fosse una nuova razza ottenuta
dall’incrocio di un pardo e di un leone.
Molti elementi inducono a pensare
che il “pardus” originale fosse un vero e proprio ghepardo, da cui il
leopardo ha “acquisito” il manto e le misure fisiche, mentre del leone
l’animale avrebbe ereditato organizzazione e scaltrezza nel cacciare le
prede e il suo poderoso ruggito che utilizza però assai raramente.
Tale felide si presenta con una
lunghezza di circa 136 centimetri, escludendo la coda, un peso di circa
60 chilogrammi e 75 centimetri di altezza al garrese.
Però la costituzione del leopardo
può mutare a seconda degli esemplari poiché ci possono essere felidi di
questa categoria del peso di 30 chilogrammi fino ad un massimo di 80
chilogrammi; gli esemplari femmina sono più piccoli raggiungendo un peso
medio inferiore rispetto al maschio del 30% - 50%.
Il leopardo, la tigre, il giaguaro
e il leone appartengono tutti alla categoria “Panthera” e di essi il
leopardo risulta essere dimensionalmente il più piccolo ma anche il più
agile grazie ad un conveniente rapporto potenza-peso.
Gli arti più corti conferiscono al
leopardo un’innata potenza nelle zampe che non lascia scampo alle
proprie prede grazie alle temibilissime mascelle di cui è provvisto.
Gli aitanti muscoli della scapola e
la compattezza del suo collo permettono all’animale di sfruttare queste
ottime peculiarità naturali arrampicandosi senza ulteriori sforzi su
alberi nonostante, spesso, porti con se prede dal peso doppio rispetto
al suo; l’animale trasporta in alto le sue prede per toglierle agli
altri predatori ghiottissimi di carcasse.
Oltre alle sue eccezionali doti
fisiche, il leopardo, può contare sugli sviluppati sensi della vista,
dell’olfatto e dell’udito.
Tale modus operandi è strettamente
correlato alla presenza di altri predatori; infatti nella foresta
pluviale africana, dove il leopardo è l’unico predatore vivente, tale
abitudine di portare le prede sugli alberi non è minimamente compiuta da
tale felide.
L’albero riveste un ruolo
fondamentale nelle abitudini del leopardo che passa molto del suo tempo
accovacciato sui resistenti rami per riposare le proprie membra e
contemporaneamente per starsene al riparo dagli attacchi di predatori
non molto abili nelle arrampicate.
L’albero è anche un ottimo luogo di
appostamento durante i suoi agguati agli altri animali; infatti il
leopardo, saltando addosso alla sua preda dai rami, piomba sull’animale
sorpreso da tale trappola e cerca di ucciderlo o con una possente
zampata al collo o mordendolo sulla nuca o alla gola.
Il leopardo è abile non solo sulla
terraferma ma anche in acqua poiché ha spiccatissime doti da perfetto
nuotatore.
Nonostante venga considerato un
animale velocissimo, per le sue zampe corte e tozze risulta meno veloce
se messo a comparazione con gli altri felini come il ghepardo o il puma;
quindi egli predilige uno stile di caccia basato sull’agguato e sulla
sorpresa più che sull’inseguimento della propria preda.
La pazienza è una sua fondamentale
virtù che gli consente anche di starsene un’ora intera accovacciato a
terra, “scivolando” silenziosamente in direzione della propria vittima e
cogliendola di sorpresa anche se più veloce del suo carnefice.
Solitamente occupa zone
territoriali dall’estensione variabile tra 1 e 10 chilometri quadrati e
ha l’abitudine di lasciare il proprio segno su tronchi e il terreno con
i propri artigli; altra usanza del leopardo è quella di urinare sugli
alberi per cerchiare il proprio territorio.
Tale felide riesce a sopravvivere e
ad ambientarsi in qualsiasi tipo di habitat (dall’alta montagna fino ai
deserti non troppo aridi) e non presenta eccessivo timore ne confronti
dell’uomo poiché spesso si avventura nei nuclei abitati per andare a
caccia di animali d’allevamento e domestici, soprattutto di cani.
Originariamente il leopardo viveva
in molte zone dell’Asia e dell’Africa mentre odiernamente i suoi
esemplari sono concentrati nelle zone asiatiche sudorientali e in quelle
africane subsahariane.
I colori base che costituiscono il
suo manto possono essere il beige, il blu scuro e il giallo; la tonalità
sul blu scuro si presenta meno viva sull’addome, all’interno delle zampe
e sotto la coda.
Frequenti nella colorazione sono
anche peculiari macchie nere che in alcuni settori del corpo
dell’animale costituiscono delle rosette.
L’habitat in cui si muove l’animale
può influenzare lo spessore della pelliccia e la sua colorazione; ad
esempio in ambienti umidi la tonalità risulta molto scura mentre in
luoghi caratterizzati da temperature rigide il suo mantello risulta più
fluente.
La sua pregiata pelliccia lo ha
reso oggetto di caccia e in molte regioni di alcuni paesi il leopardo è
a rischio estinzione.
Come un gran numero di felidi anche
il leopardo presenta una macchia bianca al centro delle proprie orecchie
posteriormente nere.
Il melanismo presente sul leopardo
lo promuove come l’animale con il tasso più alto di presenza di tale
peculiarità tra le varie famiglie di animali selvaggi.
Le vittime predilette dal leopardo
durante la sua caccia sono svariate: gnu, cuccioli di grandi ungulati,
antilopi, zebre, babbuini e altre scimmie più piccole.
Però la vittima sacrificale della
sua alimentazione rimane l’impala e quindi nelle zone dove esso è
presente non ha vita facile con il leopardo nei paragi.
Alla sua lista alimentare si
aggiungono adulti, o anche giovani, esemplari di scimpanzé e gorilla
soprattutto nel settore africano della foresta pluviale.
Scimmie, cervi e maiali selvatici
sono invece “selvaggina” preferita dal leopardo asiatico; il leopardo
però non si limita solo ad animali di grossa taglia ma predilige
cacciare anche rane, insetti, uccelli e pesci.
Secondo le ricerche di Ted Bailey,
effettuate nel Kruger National Park, il leopardo ha un consumo medio di
2,5 chilogrammi di carne al giorno per l’esemplare femmina e 3,5
chilogrammi per il maschio.
Solitamente il leopardo è un
animale che tende a starsene per conto proprio fatta eccezione per il
periodo degli amori;il suo ciclo riproduttivo si ripartisce in due
fasce: quella tropicale durante l’anno e quella subtropicale nella
stagione primaverile.
L’accoppiamento avviene dopo che i
maschi hanno ingaggiato aspre e cruente lotte per la contesa della
femmina con cui accoppiarsi; dopo l'accoppiamento la gestazione ha una
durata che va dai 90 ai 105 giorni e si conclude con la nascita di 2,
massimo 3 piccoli.
I luoghi dove solitamente i
leopardi attuano il concepimento sono svariati: all’interno dei buchi
degli alberi, in zone buie del bosco e in cavità rocciose; inizialmente
(durante la prima settimana) i cuccioli di leopardo presentano uno stato
di cecità e per 3 mesi vengono allattati e solo intorno ai 13-18 mesi
acquistano l’indipendenza raggiungendo la maturità intorno ai 2-3 anni.
Il leopardo è riuscito a generare
degli esemplari ibridi con il puma denominati buffamente “pumapardi”.
Nei primi decenni, compresi tra
l’Ottocento e il Novecento, furono allevate tre cucciolate di puma pardi
nello zoo di Amburgo (Germania) da Karl Hagenbeck, commerciante tedesco
di animali.
Però non tutti raggiunsero l’età
adulta e nel 1898 uno di questi esemplari fu acquistato dallo Zoo di
Berlino.
La coda di tali ibridi era molto
simile a quella posseduta dai puma mentre il mantello era
biondo-rossiccio ( o la variante bruno), fulvo con macchie castane
quasi identiche a quelle del leopardo e sul muso presentavano chiazze
uguali a quelle dei puma.; un altro esemplare di pumapardo invece venne
descritto come un puma grigio di dimensioni più piccole e provvisto di
rosette marroni.
Anche un predatore scaltro come il
leopardo però ha dei nemici che insidiano la sua esistenza; essi sono la
iena macchiata e il leone in Africa e il lupo e la tigre nei territori
asiatici mentre nella foresta pluviale non ha dei veri e propri nemici.
La sua inferiorità nei confronti
della tigre e del leone è dovuta esclusivamente alle sue ridotte
dimensioni rispetto a questi due felini.
Rispetto alla iena e al lupo il
leopardo ha dimensioni uguali o addirittura superiori però ciò che lo
penalizza nei confronti di tali due felidi è la propria natura di
cacciatore solitario che lo pone quasi sempre in netta inferiorità
numerica rispetto ai popolosi branchi di iene e lupi che tendono per
istinto a costituire.
C’è da dire che il maschio del
leopardo surclassa nettamente sul piano fisico la singola iena che
spesso, se da sola, viene aggredita e uccisa dal leopardo in quanto al
ghepardo, più sottile e “mingherlino”, anche se in gruppo quasi sempre
soccombe sotto i colpi feroci del leopardo.
Per tali motivazioni spesso il
leopardo sottrae al ghepardo e alla iena le prede cacciate e uccise.
Acerrimo antagonista del leopardo
insidiato nella savana africana è sicuramente il leone che non spreca
occasione per sottrargli le prede appena cacciate oppure per ammazzare i
suoi cuccioli.
Nemici singolari del leopardo sono
il pitone reticolato asiatico e il coccodrillo che vive nelle acque del
Nilo.
Anche i volatili come le aquile
sono nocivi per i leopardi ma solo per i cuccioli e non per gli
esemplari in età adulta.
Altri nemici del leopardo possono
essere il licaone, il cuon alpino e i babbuini che in segno di difesa
contro di loro fanno la prima mossa, cacciandoli dal loro territorio.
Esisterebbero circa una trentina di
diverse categorie di leopardi ma analisi tassonomiche hanno portato alla
luce la validità di solo 9 specie:
-
Leopardo della Cina
settentrionale (Panthera pardus japonensis), Cina
-
Leopardo indocinese (Panthera
pardus delacouri), Asia sud-orientale continentale
-
Leopardo dello Sri Lanka (Panthera
pardus kotiya), Sri Lanka
-
Leopardo indiano (Panthera
pardus fusca), India, Pakistan sud-orientale, Nepal
-
Leopardo dell'Amur (Panthera
pardus orientalis), Estremo Oriente Russo, Cina
settentrionale, Corea
-
Leopardo di Giava (Panthera
pardus melas), Giava
-
Leopardo africano (Panthera
pardus pardus), Africa
-
Leopardo persiano o Leopardo
iraniano (Panthera pardus saxicolor), Asia sud-occidentale
-
Leopardo arabo (Panthera pardus
nimr), Penisola Arabica; spesso incluso nel leopardo persiano (Panthera
pardus saxicolor)
La vecchia divisione tassonomica
considerava una ripartizione territoriale degli esemplari di leopardi in
base alle varie aree geografiche.
Specie facenti capo al leopardo
persiano ((Panthera pardus saxicolor):
Leopardo del Baluchistan (Panthera
pardus sindica)
Leopardo della Persia centrale
(Panthera pardus dathei)
Leopardo del Sinai (Panthera
pardus jarvisi)
Leopardo anatolico (Panthera
pardus tulliana)
Leopardo caucasico (Panthera
pardus ciscaucasica
Specie facenti capo al leopardo
indiano ((Panthera pardus fusca):
Leopardo del Kashmir (Panthera
pardus millardi)
Leopardo nepalese (Panthera
pardus pernigra)
Specie facenti capo al leopardo
africano ((Panthera pardus pardus):
Leopardo berbero (Panthera
pardus panthera)
Leopardo del Capo (Panthera
pardus melanotica)
Leopardo dell'Africa centrale (Panthera
pardus shortridgei)
Leopardo del Congo (Panthera
pardus ituriensis)
Leopardo dell'Africa orientale
(Panthera pardus suahelica)
Leopardo eritreo (Panthera
pardus antinorii)
Leopardo somalo (Panthera
pardus nanopardus)
Leopardo ugandese (Panthera
pardus chui)
Leopardo dell'Africa
occidentale (Panthera pardus reichinowi)
Leopardo delle foreste
dell'Africa occidentale (Panthera pardus leopardus)
Leopardo di Zanzibar (Panthera
pardus adersi)
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